Il DEF slitta all’11 aprile? Ecco tutti i punti principali

Redazione 10/04/17
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Slitterà molto probabilmente a martedì 11 aprile il nuovo Documento di economia e finanza (Def) per il 2017. E insieme al Def dovranno essere presentate all’Unione Europea le misure di correzione dei conti pubblici che dovranno portare alla riduzione di 3,4 miliardi del rapporto tra deficit e Pil.

Un appuntamento estremamente importante per tutti, e che molto probabilmente interverrà sul cuneo fiscale per giovani e neoassunti, sulla riforma del catasto e sulla legge sulla concorrenza. In autunno, poi, si dovrà pensare al possibile aumento dell’Iva e alle privatizzazioni.

Molti i nodi che il Governo dovrà sciogliere e molte le decisioni da prendere nei prossimi giorni. Vediamo nel dettaglio quali sono i punti principali.

La riduzione del deficit e il cuneo fiscale per i neoassunti

Il primo problema, e il più urgente, riguarda la riduzione di 0,2 punti del rapporto tra deficit e Pil richiesta dall’Europa. Il deficit dovrà passare, per l’esattezza, dal 2,3 al 2,1%: si tratta di una correzione di 3,4 miliardi che dovrà necessariamente essere attuata onde evitare sanzioni future ben più pesanti.

Non è ancora chiaro esattamente come il Governo voglia recuperare questi soldi, ma quasi sicuramente il Def si occuperà del taglio del cuneo fiscale per i lavoratori neoassunti. I giovani lavoratori al primo impiego, con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, si vedranno probabilmente tagliare 3-5 punti di contributi. La riduzione del costo del lavoro andrebbe però solo per un terzo a beneficio dei lavoratori in busta paga; i restanti due terzi, se tutto verrà confermato, andrebbero infatti alle aziende.

La riforma del catasto

Il punto più discusso del nuovo Def 2017 riguarda però la riforma del catasto.

Se sarà effettivamente introdotta all’interno del Documento, la riforma del catasto porterà alla riformulazione delle categorie esistenti e alla rivalutazione dei valori patrimoniali di gran parte degli immobili. Le modifiche dovrebbero assicurare una maggiore equità, ma nella pratica potrebbero significare un corposo aumento dell’imposizione per molti proprietari di immobili.

La nuova rendita catastale andrà calcolata, è questo il nodo principale, a metro quadro e non per numero di vani. La riforma prevede innanzitutto che si determini, sulla base delle rilevazioni periodiche dell’Omi, il valore medio di mercato dell’immobile. A tale valore dovranno poi essere applicati degli specifici algoritmi predisposti dall’Agenzia delle Entrate. Sul dato finale infine, per evitare che i calcoli restituiscano valori esagerati e fuori mercato, andrà applicato uno “sconto” automatico del 30%.

Per approfondire, SPECIALE DEF 2017

Arriva la legge sulla concorrenza?

Il nuovo Def e la necessità di trovare ulteriori stimoli alla crescita economica potrebbe portare anche al varo della legge sulla concorrenza.

La legge è una delle priorità annunciate del Governo Gentiloni, ma la sua attuazione potrebbe essere più ardua del previsto. Il ddl sulla concorrenza è stato presentato in parlamento oltre due anni fa, a inizio 2015, e serve ad aumentare la competitività aprendo i mercati in settori chiave come quelli delle farmacie, delle assicurazioni e delle professioni. La proposta, duramente osteggiata dalle lobby, non è ancora stata approvata in Senato; la necessità di far ripartire l’economia e fornire nuove risposte all’Europa potrebbe dare la spinta decisiva.

Le clausole di salvaguardia e l’aumento dell’Iva

I problemi diventano ancora più gravi se si sposta lo sguardo oltre il mese di aprile e si arriva al prossimo autunno, quando si dovrà iniziare a lavorare alla prossima Legge di Stabilità 2018. Il timore più grande riguarda il possibile aumento dell’Iva.

La prossima Legge di Bilancio dovrà infatti tenere conto delle clausole di salvaguardia con l’Europa: in sostanza, il Governo avrà bisogno di 20 miliardi di euro per rispettare i target fiscali concordati negli scorsi anni o dovrà procedere all’aumento dell’Iva. L’imposta passerebbe, con prevedibili conseguenze molto negative sull’economia, dal 22 al 25% sui beni ordinari e dal 10 al 13% su quelli primari.

Le privatizzazioni di poste e ferrovie

Ultimo punto, anch’esso molto spinoso, quello sulle privatizzazioni.

Si sta pensando infatti di vendere a investitori privati le Ferrovie e la seconda porzione delle Poste statali. L’operazione, già prevista lo scorso anno, permetterebbe al Governo di guadagnare, secondo le stime, circa 8,5 miliardi. Una cifra che appare irrinunciabile alla luce della situazione economica e delle richieste dell’Europa, ma che potrebbe non materializzarsi. Renzi e numerosi altri esponenti del Pd si sono infatti dichiarati contrari, nonostante i tentativi di apertura del Ministro dell’economia Padoan.

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