Def 2014, oltre gli 80 euro: 50 miliardi di spending review in tre anni

Redazione 11/04/14
Il Def 2014 di Matteo Renzi e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha ottenuto il placet dell’Unione europea e si appresta a fare la sua comparsa in Parlamento. La settimana prossima, infatti, inizieranno già le discussioni nelle commissioni dei due rami e non si esclude un arrivo in aula già prima di Pasqua.

Il testo è stato diramato martedì sera, dopo la conferenza stampa congiunta tra il presidente del Consiglio e il successore di Fabrizio Saccomanni al Tesoro che ha seguito l’ok dato al provvedimento cardine dell’economia pubblica da parte del Consiglio dei ministri presieduto dallo stesso Renzi.

Secondo la linea del governo, si tratta di un provvedimento che contiene alcune misure “di portata storica”, come, ad esempio, la previsione per le coperture degli 80 euro in busta paga, le quali, comunque, saranno ufficiali solo a seguito della presentazione del relativo decreto legge, anch’esso previsto per i prossimi giorni.

Nello specifico, il Def 2014 prevede per l’anno in corso un incremento del Pil pari allo 0,8%, in lenta ripresa dopo le brusche frenate delle annualità passate.

Sulla pubblica amministrazione, invece, il governo ha sbloccato ulteriori 13 miliardi di euro per consentire di saldare i debiti contratti con i privati; inoltre, viene previsto un meccanismo per consentire alle aziende di cedere il proprio credito alle istituzioni finanziarie, per fornire un’ulteriore via d’uscita dal blocco delle prestazioni o dei servizi non pagati dalla PA.

Per il piano edilizia scolastica annunciato dal presidente del Consiglio nei primi giorni del suo mandato, sono messi a bilancio due miliardi di euro che comuni e province potranno usare per la messa in sicurezza delle strutture.

Sul fronte della spending review, quindi, i tagli previsti si fermano a 4,5 miliardi per il 2014, 17 per il 2015 e addirittura 32 per il 2016. Nello specifico, per l’anno in corso il grosso delle risorse arriverà dal taglio degli stipendi ai dirigenti pubblici, che non potranno guadagnare più di 238mila euro all’anno, come il Presidente della Repubblica.

Proprio quelle risorse risparmiate, andranno a finanziare la riforma del cuneo fiscale, che dovrebbe portare i sospirati 80 euro in più in busta paga a chi guadagna meno di 25mila euro all’anno.

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