Una volta si moriva sempre così, dolcemente, amorevolmente, serenamente.
Oggi si muore così solo nelle case dei buoni, di quelli che hanno scelto di abbracciare i valori veri, lontani dal materiale, dall’egoismo, dalla diaspora familiare.
Oggi i padri muoiono troppo spesso nelle mani di badanti in cerca di soldi (non tutte ma alcune realmente così), nelle mani di infermieri delle case di riposo, nelle mani di figli che gli danno una martellata in testa per rubargli la pensione, nelle mani di famiglie che li abbandonano al loro destino, nelle mani di estranei inteneriti dalla loro solitudine.
Nessuna pena al mondo, nessun diritto penale, nessun processo penale potrebbe mai ripagare la crudeltà di avere tolto ad un padre la quiete di una morte serena in mezzo ai propri cari.
“All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno della morte men duro?” si chiedeva Ugo Foscolo nel “Dei Sepolcri”.
Sì. Il sonno della morte è meno duro se chi rimane fa addormentare il proprio caro con una ninna nanna. Che gli resterà dentro e lo accompagnerà dolcemente per tutta la vita.
La sua e quella del padre che continuerà a vivere in lui…
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