I grandi temi protagonisti del provvedimento – immigrazione, sicurezza pubblica, organizzazione del ministero dell’Interno e dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati o confiscati alla criminalità organizzata – stanno quindi per diventare legge. Anche se a farla da padrone è sicuramente la discussa abolizione del permesso di soggiorno umanitario, con la sostituzione di permessi speciali temporanei.
Il testo prevede 39 articoli, suddivisi in 4 capitoli. Tra le misure:
- il fondo rimpatri,
- il diniego della protezione internazionale nel caso di condanna definitiva,
- la revoca della protezione umanitaria ai profughi che rientrano senza “gravi e comprovati motivi” nel paese di origine, una volta presentata richiesta di asilo,
- la modifica al sistema degli sprar, gestiti dai Comuni, a cui avranno accesso solo i titolari di protezione internazionale e i minori stranieri non accompagnati.
- La sperimentazione del Taser, estesa alla polizia locale dei comuni con più di 100 mila abitanti,
- La reintroduzione del reato di blocco stradale (compresa anche l’ostruzione o l’ingombro dei binari), oggi sanzionato come illecito amministrativo,
- L’incremento di 5 milioni di euro) delle risorse per le Commissioni incaricate di gestire gli enti sciolti per mafia (articolo 29) e viene rivista l’organizzazione dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
- Il Daspo nelle città esattamente come avviene oggi negli stadi.
Si attende ora il voto finale sul testo del Decreto, affinché diventi a tutti gli effetti legge.
Intanto protestano le opposizioni, che lo definiscono “decreto insicurezza”. O meglio il doppio fronte delle opposizioni. Da una parte il Pd, con il predecessore di Salvini al Viminale, Marco Minniti, che attacca: “Sono molto preoccupato per quello che chiamo il ‘decreto insicurezza’, perché quando ci cancella la protezione umanitaria si sta dando un colpo mortale alle politiche di integrazione del nostro Paese. Secondo il candidato alla guida del Pd, il provvedimento crea “illegalità” e produce una “difficoltà estrema nelle politiche di integrazione”.
Sono piovute critiche però anche da Forza Italia e FdI, che hanno votano contro la fiducia, anche se non hanno escluso un voto favorevole sul via libera finale.
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