Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è stato il dissenso manifestato dalle Province rispetto al provvedimento di rendere reperibile il medico di base sette giorni su sette; è chiaro che ognuno tira acqua al suo mulino, le Province si vedrebbero costrette ad un esborso economico notevole per supportare una decisione governativa del genere, d’altro canto il ministro insiste sulla necessarietà di un provvedimento che ritiene diretta emanazione della volontà popolare.
Probabilmente su questo non sbaglia, gli italiani, popolo di ipocondriaci quanti altri mai, Verdone insegna, hanno una certa affinità a recarsi dal medico curante per qualsiasi dubbio attanagli la loro mente sul proprio stato di salute; va considerato che se da una parte la reperibilità costante del medico non può che essere un bene in quanto misura preventiva totale, dall’altro rischia di essere l’alibi per un abuso degli utenti che si vedrebbero autorizzati a chiamare il medico in qualsiasi caso, con tutto il disservizio che ne conseguirebbe. Questo intervento compie definitivamente il disegno riguardante la spending review nella sanità, anche se Balduzzi ha chiaramente detto che il decreto sarà messo in atto ma è passibile di miglioramenti e non vuole essere un provvedimento contro nessuno.
Idea difficile da spiegare invece alle case farmaceutiche produttrici di farmaci omeopatici che per mezzo del loro organo di rappresentanza, Omeoimprese, sono letteralmente insorte contro il provvedimento ministeriale che prevede l’allargamento anche a questi prodotti del diritto annuale di 1000,00 euro fissato con decreto ministeriale nel marzo scorso per i farmaci. Sostiene Omeoimprese che ” il fatturato delle aziende omeopatiche in Italia non supera i 180 milioni di euro e i prodotti in vendita sono stimati in circa 30 mila. Salta agli occhi la sproporzione dei 30 milioni di euro di diritto annuale che le aziende dovranno versare a partire dalla registrazione dei medicinali omeopatici”.
Il decreto salute rischia così di essere una misura contro la “salute” di molte piccole e medie imprese produttrici di farmaci omeopatici che si vedrebbero letteralmente ridotte sul lastrico; naturalmente l’associazione si è già mossa contro il ddl sanità che subisce così un nuovo rallentamento per quanto il ministro continui a sbandierare la sua attuazione imminente.
E’ impensabile, del resto, pensare di attuare le medesime tariffe per i farmaci comuni, di ben più larga diffusione, ai prodotti omeopatici che, per quanto diffusi, non avranno mai il mercato dei medicinali allopatici e soprattutto basano la loro efficacia sulla diversificazione della cura, quindi di partenza sono svantaggiati in un mercato regolato da tariffe singole. Dunque, come detto sopra, Balduzzi contro tutti, o quasi, vedremo chi la spunterà.
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