Decreto salva Berlusconi: cosa prevede e cosa succederà

Pronti, via e il 2015 ha già riservato una sorpresa per gli italiani. Un vecchio vizio dei governi – specialmente di quelli di centrosinistra – era quello di regalare alla controparte politica un qualche salvacondotto da utilizzare merce di scambio sul tavolo delle contrattazioni politiche, spesso e volentieri quelli delle nomine importanti.

A quanto pare, allora, l’esecutivo Renzi non solo sembra lontano dall’obiettivo della rottamazione che si era prefissato agli albori della candidatura dell’ex sindaco fiorentino, ma pure ha continuato nel solco dei vari D’Alema e Violante che tanto si era ritrovato a contestare.

Cosa pensare, infatti, del comma già ribattezzato “salva Berlusconi” con cui il governo ha concluso il 2014? Proviamo per un attimo a immaginare se una simile norma fosse stata partorita da un governo Prodi, o D’Alema, o Amato: si sarebbe parlato senza mezzi termini di inciucio,di accordi sottobanco e dei soliti patti segreti a colpi di leggi ad personam, che tanto hanno contribuito a disaffezionare i cittadini alla politica negli ultimi anni. Con, al centro, sempre lui, il Cavaliere e i suoi infiniti guai giudiziari che ne continuano a segnare l’esperienza in politica, anche oggi quando, almeno elettoralmente, risulta parecchio indebolito, ma, come si vede, tutt’altro che sconfitto.

Per quanto il premier si sia affrettato a smentire tutto, infatti, sembra proprio che la norma sia stata inserita nel decreto legislativo della delega fiscale, per arrivare alla decadenza immediata della pena inflitta all’ex premier, a pochi giorni dal via alle trattative per l’elezione del presidente della Repubblica. E la decisione, presa dallo stesso Renzi, di rinviare tutto al 20 febbraio, riportando il provvedimento in Consiglio dei ministri così come avvenuto alla vigilia di Natale, cioè a una fase che dovrebbe avere al Quirinale il successore di Napolitano già eletto, non fa che alimentare dubbi e sospetti su questa decisione tutt’altro che chiara, passata in sordina in Cdm ed emersa a inizio 2015.

Cosa prevede il salva Berlusconi

Nel decreto legislativo approvato in Cdm – a differenza dalla prima versione, uscita dal ministero dell’Economia – figurava infatti l’articolo 19 bis, che prevedeva esplicitamente come la sanzione penale per gli evasori macchiati di fatturazione falsa al di sotto del 3% dell’imponibile dichiarato o dell’imposta sul valore aggiunto, andasse considerata estinta. Nella fattispecie, sarebbe venuto meno il reato penale di frode, lasciando intatta la sola sanzione amministrativa.

Guarda caso, proprio il reato in cui è incorso Berlusconi, condannato in Cassazione nell’agosto 2013 per frode fiscale a quattro anni e due di interdizione dai pubblici uffici. L’ex presidente del Consiglio, infatti, ha subito la prima condanna definitiva della sua lunga storia giudiziaria per un evasione di 4,9 milioni su 397 di reddito dichiarato: l’1,2%, dunque pienamente compresa nel range del comma. Con il risultato che, se il decreto fosse entrato regolarmente in vigore, Berlusconi avrebbe visto la propria condanna – convertita in affidamento ai servizi sociali – sparire magicamente, tornando, in un colpo, candidabile, dal momento che l’interdizione figura in qualità di pena accessoria. Un’offerta certo allettante per il Cavaliere, che, in questo modo, avrebbe potuto opporsi assai più blandamente a un Capo dello Stato non troppo gradito alla sua componente politica.

Ora, però, è tutto slittato al 20 febbraio. Ma i nodi del Quirinale arriveranno ben prima al pettine.

Vai al testo ritirato del decreto fiscale

 

 

Francesco Maltoni

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