Come noto, sono tre le condizioni per accedere all’agevolazione: arrivare da almeno sei mesi di disoccupazione, vivere solo con un famigliare a carico oppure non essere in possesso del diploma di scuola superiore. I bonus sono destinati a lavoratori tra i 18 e i 29 anni e possono essere allargati anche agli over 50 che abbiano maturato almeno un anno di disoccupazione.
Nel complesso, il tetto massimo agli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato è di 650 euro al mese per un anno e mezzo, che scende a 12 mesi nel caso la risorsa fosse già inclusa in azienda con un contratto a termine.
Fin qui, le previsioni di legge. Ma chi sono i reali beneficiari di queste misure introdotte con il decreto approvato mercoledì al Consiglio dei ministri? E soprattutto, qual è la platea effettiva dei destinatari?
Le statistiche ufficiali parlano di un tasso di disoccupazione giovanile pari a quasi il 40%, e il ministro del Lavoro Giovannini ha promosso il decreto neonato spiegando che i correttivi alla riforma Fornero potranno abbassare il calcolo di almeno il 2%. Addirittura, il premier Enrico Letta ha voluto azzardare, spingendosi a dare una quota di nuovi assunti che, a suo parere, potranno toccare la cifra dei 200mila grazie al nuovo provvedimento.
In realtà, le modifiche introdotte sembrano toccare solo marginalmente i potenziali interessati, cioè quei giovani che, prima dei 30 anni, si trovano in stato di non occupazione, il che, è bene chiarirlo, non fa coincidere inattività e disoccupazione tout court. Le stime dell’istituto di statistica nazionale, infatti, parlano di circa 4 milioni e 300mila giovani che, tra i 18 e i 29 anni, presentano almeno uno dei 3 requisiti necessari per accedere al bonus assunzioni.
Di questi, però, soltanto 800mila possono essere definiti “disoccupati”, mentre sono oltre 3 milioni e mezzo quelli “inattivi”, che, cioè, non lavorano e non cercano di trovare un posto.
Il calcolo conclusivo, allora, se si considera che sono poco meno di 800 i milioni destinati a queste agevolazioni per i contratti a tempo indeterminato,di cui 300 al Centro-nord e 500 al Sud, arrivano a coprire una popolazione di 67mila situazioni risolte – nell’eventualità che tutti accedano al massimo dell’incentivo – che può via via incrementare qualora vengano richiesti sgravi inferiori al tetto previsto.
La cifra è coerente con quanto auspicato dal ministro Giovannini – già presidente della stessa Istat – ma è evidente come il provvedimento inaugurato dal governo vada letto come una goccia nell’oceano della disoccupazione giovanile, dove molti giovani restano comunque inattivi.
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