Entro il 30 settembre la conferenza Stato-Regioni dovrà assumere le linee guida che regolino il contratto di apprendistato professionalizzante che le piccole e medie imprese e le microimprese dovranno adottare entro il 31 dicembre 2015. Il decreto lavoro, che ha ricevuto l’ok del cdm, stabilisce nelle more un accesso più semplice a questo genere contrattuale, sulla base di una semplificazione delle modalità di elaborazione del piano formativo individuale.
Per l’impresa che assume un disoccupato Aspi – la nuova indennità di disoccupazione introdotta dalla riforma Fornero – è stata determinata la possibilità di beneficiare di un bonus mensile del 50% sul residuo Aspi non percepito dal lavoratore perché assunto e che, quindi, gli sarebbe stato corrisposto. Il meccanismo non si attiva se i lavoratori sono stati licenziati, nei sei mesi precedenti, da parte di un’impresa dello stesso o di diverso settore di attività che, al momento del licenziamento, presentava assetti proprietari sostanzialmente coincidenti.
Il dl sull’occupazione rifinanzia la legge 185 del 2000 sull’autoimpiego e sull’autoimprenditorialità e delle cooperative no profit. Vengono stanziati nella fattispecie 170 milioni. La legge mira a generare le condizioni per nuove iniziative in aree economicamente svantaggiate sulla base, ad esempio, di contributi a fondo perduto, mutui agevolati per investimenti, assistenza tecnica e formazione. È rifinanziata con lo stesso importo anche la misura “giovani del non profit” (definita nel Piano d’azione coesione) per supportare progetti del privato sociale.
Cinquecento milioni dal 2013 al 2016 per stabilizzare l’occupazione al Sud, i giovani tra i 18 e i 29 anni saranno i principali destinatari. Secondo l’Istat saranno 4 milioni e 385 mila i giovani che potenzialmente rispondono alle caratteristiche fissate dal Dl sul lavoro e che avranno così la possibilità di accedere al bonus da 18 mesi per l’assunzione a tempo indeterminato. Per quanto concerne il datore di lavoro, l’incentivo è pari a un terzo della retribuzione lorda imponibile ai fini previdenziali complessiva per un periodo di 18 mesi e non può superare i 650 euro per lavoratore. Se, invece, il datore di lavoro trasforma un contratto in essere da determinato a “indeterminato” il periodo di incentivazione è di 12 mesi. Alla trasformazione deve comunque corrispondere un’ulteriore assunzione di lavoratore.
Viene stabilito il controllo dei contratti aziendali con deposito obbligatorio presso le direzioni territoriali del lavoro; comunicazioni obbligatorie riguardanti assunzione, cessazione, trasformazione e proroga dei contratti valgono a tutti gli effetti.
Abrogazione del divieto di proroga del contratto “acausale”, quello cioè che non indica la causale (si tratta delle motivazioni di carattere tecnico, produttivo e organizzativo che giustificano l’indicazione di un termine al contratto). In precedenza l’acasualità era lecita solo per il primo anno. Arrivano poi intervalli più brevi tra un accordo e l’altro: la pausa tra un contrattto a termine e l’altro torna – come avveniva prima della legge Fornero – a 10/20 giorni, a seconda della durata del contratto. La riforma Fornero aveva invece previsto uno stop di 60/90 giorni.
Sono previste risorse per 22 milioni per incentivare l’assunzione di lavoratori disabili. I fondi a favore dei disabili negli ultimi anni erano stati eliminati. A causa di precedenti modifiche normative l’inclusione di questa categoria insieme ad altre che non hanno menomazioni fisiche ma altre caratteristiche (ad esempio orfani di vittime del dovere), ha svantaggiato i lavoratori disabili. Per velocizzare i tempi l’Esecutivo punta a inserire queste misure in un emendamento a un provvedimento che già sta compiendo il suo iter parlamentare.
Le parti sociali hanno tempo fino alla fine di ottobre per definire le modalità di finanziamento dei fondi bilaterali, così da assicurare la copertura dell’Aspi a una platea maggiore. Se non raggiungeranno nuovi accordi entro quella data, sarà il ministero del Lavoro a intervenire con un proprio fondo di solidarietà residuale, così da garantire dal 2014 l’estensione delle tutele a nuove platee di lavoratori al momento estromessi.
Il decreto legge eroga 794 milioni nel quadriennio 2013-2016 (500 per le regioni del Mezzogiorno, 294 per le restanti) per incentivare, mediante la decontribuzione, l’assunzione di lavoratori in età compresa tra i 18 e i 29 anni dall’entrata in vigore del decreto fino al 30 giugno 2015. L’incentivo corrisponderà ad un terzo delle retribuzione mensile lorda, per un periodo di 18 mesi, ed è corrisposto al datore di lavoro mediante conguaglio nelle denunce contributive mensili.
Il valore mensile dell’incentivo non potrà comunque superare i 650 euro mensili. Per fruire di questi incentivi, il lavoratore deve sottostare ad almeno una di queste condizioni: a) deve essere privo di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi b) deve essere privo di un diploma di scuola media superiore o professionale c) deve vivere da solo con una o più persone a carico.
Nella conferenza stampa al termine del vertice dell’Esecutivo, il presidente del Consiglio Enrico Letta ha dichiarato che l’intervento sul lavoro ideato dal Governo vale “circa 1,5 miliardi di euro” e servirà per “aiutare in un arco di tempo di 18 mesi 200mila giovani, con una maggiore intensità nel Centro-Sud”.
Il Dl prevede il finanziamento di un programma di tirocini formativi per giovani residenti nel Mezzogiorno che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcuna attività di formazione, di età compresa fra i 18 e i 29 anni, i cosiddetti “Neet” ai quali verranno destinati fondi per circa 150 milioni. In sintesi ogni tirocinante beneficerà di un contributo di 3 mila euro per fare uno stage di sei mesi.
Fissato un incentivo alle università che sottoscriveranno un protocollo standard definito dal ministero dell’Università e della ricerca per il finanziamento delle attività di tirocinio curriculare presso enti pubblici e privati per gli studenti universitari più meritevoli e in difficoltà economiche; un coordinamento più stretto con la formazione realizzata dagli istituti tecnici.
Viene poi formata presso il ministero del Lavoro una specifica struttura di missione, in vista dell’avvio, a partire dal 1° gennaio 2014, della cosiddetta “Garanzia per i Giovani” (Youth Guarantee). La struttura opera in via sperimentale, in attesa della definizione del processo di riordino sul territorio nazionale dei servizi per l’impiego e cessa comunque al 31 dicembre 2015.
Per i giovani residenti nelle aree del Mezzogiorno, il decreto approvato dal cdm rifinanzia con 80 milioni le misure per l’autoimpiego e l’autoimprenditorialità; con 80 milioni il Piano di azione coesione rivolta a enti e organizzazioni del privato sociale che coinvolgano giovani in progetti di valorizzazione dei beni pubblici e per l’inclusione sociale.
168 milioni di borse di tirocinio formativo sono destinate a giovani disoccupati, che non studiano, che non partecipano ad alcuna attività di formazione. Per diminuire la povertà e per sostenere le famiglie del Mezzogiorno in difficoltà, viene avviato il programma “Promozione dell’inclusione sociale”, finanziato con 167 milioni.
Via libera alla spesa di 15 milioni per promuovere l’alternanza tra studio e lavoro e quindi l’attività di tirocinio curriculare per gli studenti iscritti ai corsi di laurea nell’anno 2013-2014. Una parte di queste risorse – 10,6 milioni di euro – andranno a cofinanziare i tirocini curriculari degli studenti universitari presso soggetti pubblici e privati. Si tratta di stage della durata minima di tre mesi, con un rimborso spese mensile di massimo 200 euro di contributi statali, a cui si aggiunge un importo dello stesso ammontare, coperto da chi offre il tirocinio. A tal scopo il Miur utilizzerà 7,6 milioni del fondo per il finanziamento ordinario (ffo) degli atenei.
Rivalutazione del 9,6% delle ammende con rivalutazione della metà del flusso che ne deriva al rafforzamento di misure di vigilanza e prevenzione in materia di sicurezza sul luogo del lavoro effettuate dalle Direzioni territoriali del lavoro.
Il decreto che ha ottenuto il via libera del cdm prevede l’estensione della social card a tutto il Sud (finanziamento previsto: 167 milioni). In questo modo viene allargata la sperimentazione, attualmente in corso in 12 città. Tale sperimentazione costituisce l’avvio del programma “Promozione dell’inclusione sociale”. Questa soluzione viene indirizzata alle Regioni in cui circa il 12% delle popolazione è in condizioni (permanenti) di grave privazione. La nuova carta acquisti vale dai 231 ai 404 euro al mese,a seconda delle condizioni di chi ne beneficia.
Fino al 31 dicembre 2015 viene istituito presso il ministero del Lavoro un fondo di 2 milioni (all’anno) per permettere alle amministrazioni che non abbiano risorse proprie per finanziare tirocini formativi di corrispondere le indennità per la partecipazione a questo tipo di esperienze.
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