Approvato dal Consiglio dei ministri nelle battute finali dello scorso mese di agosto, il decreto di abolizione dell’Imu rappresenta l’armistizio su cui si è sorretta la maggioranza, almeno fino alla recente crisi scatenata da Berlusconi, e infine rientrata.
Con il centrodestra a invocare a ripetizione la scomparsa della legge sugli immobili, dopo il rinvio della rata di giugno, ora il decreto che ha sancito la fine dell’Imu si appresta dunque a ottenere l’ok da Montecitorio, anche se alcuni ritocchi devono ancora essere apportati.
Nelle ultime discussioni, non a caso, si è dibattuto molto se abbassare le fasce di esenzione. Aveva fatto scalpore un emendamento presentato dal Partito democratico, che chiedeva di includere al pagamento della rata anche gli edifici con rendita catastale superiore a 750 euro. Poi, lo scontro in Commissione è proseguito fino al ritiro della proposta, che potrebbe comunque tornare di attualità per opera dei montiani di Scelta civica, che hanno invocato una rimodulazione delle fasce escluse dal pagamento.
Ora, di certo la prima rata di giugno è scongiurata per le fasce inizialmente esentate – prime case non di lusso, terreni agricoli e fabbricati rurali – resta dunque da capire se anche la seconda rata uscirà dai pensieri dei contribuenti oppure si ripresenterà in extremis causa assenza di coperture.
Servono, infatti, due miliardi e mezzo di euro per evitare che la seconda rata di dicembre venga saldata dai diretti interessati. C’è poi un altro aspetto, cioè il meccanismo di rimborso ai Comuni del gettito Imu, che si sta avviando per opera della Manovrina approvata dal Consiglio dei ministri la scorsa settimana. Apportare delle modifiche in corsa, dunque, potrebbe anche generare effetti a cascata non previsti.
All’interno del decreto 102, poi, ci sono anche alcune disposizioni per la salvaguardia di altri 6500 esodati esclusi dai precedenti decreti di salvataggio del governo Monti: un voto favorevole della Camera avvicinerà la pensione anche per loro.
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