Alla fine, il governo ha deciso di mettere in approvazione il maxiemendamento interamente sostitutivo del testo inizialmente presentato e modificato in commissione, ponendo la questione di fiducia, che l’aula del Senato ha accolto con 163 voti a favore e 111 contrari.
L’impasse avvenuto lunedì era dovuto essenzialmente alle novità in materia di sanità, introdotte dopo l’arrivo del testo di fronte all’assemblea di palazzo Madama.
Per alcune volte, era mancato il numero legale, una circostanza che aveva fatto temere il peggio in vista dell’attesa conversione del decreto, che ora è stato interamente sostituito da un maxiemendamento presentato dal governo.
A calmare gli animi, ieri pomeriggio, è intervenuta in aula il ministro Maria Elena Boschi, la quale ha messo in chiaro come i previsti tagli al settori ospedali siano esattamente quelli già concordati in sede di Conferenza Stato-regioni, pari a una riduzione di 2,35 miliardi sulla spesa sanitaria.
Ora, invece, a quanto pare sarebbe stato posto un freno alla medicina cosiddetta difensiva, la quale avrebbe un costo per le casse dello Stato pari a circa 13 miliardi di euro annui. Obiettivo del governo, a quanto dichiarato anche dal ministro della Sanità Beatrice Lorenzin, è quello di evitare lo smembramento del Patto per la salute con il regolare ammontare del Fondo dedicato, il quale, comunque, diminuirà di circa 2 miliardi.
Viene attuata una nuova razionalizzazione relativa agli acquisti di beni e servizi, così come per i dispositivi medici, che dovrebbero consentire risparmi pari a 1,33 miliardi di euro. Sono inoltre stabilite 241 assunzioni all’Aifa, l’Agenzia del farmaco, mentre si applica un giro di vite sugli esami ritenuti inutili con possibilità di sanzioni per i medici inadempienti.
La Camera dei deputati ha tempo fino al 7 agosto per l’approvazione definitiva del decreto, pena la decadenza con tutte le comprensibili ricadute connesse.
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