Questo comporta, in pratica, che la percentuale percepita da Equitalia e le altre agenzie come corrispettivo della propria attività, il 9% nel caso della società guidata da Attilio Befera, verrebbe aggiogato all’ imposta con un conseguente aumento per i contribuenti. Per rendere meglio il ragionamento, qualora una cartella esattoriale valga 1090 euro, Equitalia, in osservanza della sua quota, si prende 90 euro, somma esentasse, mentre con l’entrata in vigore del decreto, a questa “fetta” della cartella si va ad aggiungere anche il 21% di Iva, totalmente a spese del cittadino, costretto, così, ad erogare ulteriori 18 euro.
“Sulla base dei dati forniti da Equitalia – si legge nel testo della relazione tecnica – risulta un ammontare annuo di aggi, attualmente in esenzione di IVA, di circa 600 milioni di euro che la modifica normativa in esame assoggettata ad IVA, determinando un recupero di gettito di circa 80 milioni di euro, al netto dell’effetto negativo dovuto alla detraibilità degli acquisti”.
La relazione tecnica, oltre a questi, prevede, inoltre, anche 20 milioni provenienti da “altri soggetti terzi che svolgono attività di riscossione per conto degli enti territoriali”.
Dalla “tassa sulle multe” – che secondo quanto riportato da Italia Oggi potrebbe essere la traduzione normativa della richiesta fatta, ormai qualche mese fa, dalla Commissione di correggere la non conformità comunitaria dell’esenzione dell’Iva da parte delle agenzie di riscossione – il governo prevede quindi “un recupero di gettito di circa 100 milioni di euro su base annua”.
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