Ora, a esprimere il proprio parere sul decreto che sblocca i pagamenti degli enti pubblici è chiamato dunque il Parlamento, che dovrà dire la sua su un provvedimento voluto, naturalmente, dall’intero arco politico, il quale, però, porta con sé numerosi emendamenti e subemendamenti che dovranno essere vagliati uno alla volta dai rappresentanti assisi nelle due Aule.
Così, proprio una modifica finita nel calderone del debiti della pubblica amministrazione era quella che prevedeva l’istituzione di una tassa sulla sigaretta elettronica, a seguito della protesta dei tabaccai. Sembrava tutto deciso, con tanto di testo dell’emendamento che avrebbe dovuto sancire l’avvento del balzello sulla e-cig. Invece, ieri, in serata, il dietrofront che ha, al momento, rinviato l’arrivo dell’accisa sulla bionda elettronica, puntando, però, gli appetiti fiscali dello Stato all’editoria, che sarebbe la vittima sacrificale per compensare il calo di entrate.
Tra gli emendamenti confermati, invece, troviamo lo slittamento della data entro la quale il ministero dell’Economia potrà effettuare i dovuti controlli sulla fedeltà degli enti riguardo le risorse ricevute dal centro – correttivo all’articolo 2 del decreto: il termine passa dal 30 giugno al 31 luglio.
Quindi, due importanti emendamenti riguardano l’articolo 6 del provvedimento oggi in arrivo alla Camera. Il primo, fondamentale, è la possibilità di poter ottenere, da parte delle imprese, il Durc retrodatato, cioè a partire dal momento in cui viene riconosciuta la loro legittimità al saldo e non quando questo viene realizzato, di modo che le aziende possano iscriversi ai bandi di gara anche senza aver compiuto la richiesta compensazione.
Quindi, viene prevista, sempre in sede di emendamenti, la possibilità che le associazioni di categoria possano sottoscrivere speciali accordi con il Tesoro, per fungere da “protesi” del ministero nel monitoraggio dei debiti da parte degli istituti pubblici, cercando, in qualche modo, di prevenire il ripetersi della condizione attuale, in cui il rosso delle PA nei confronti del priovato viene stimato da Bankitalia in circa 92 miliardi di debiti, che dunque il decreto non riuscirà a coprire neanche per la metà.
Quindi, passiamo alla cosiddetta anagrafe della spesa: con l’emendamento apposito presentato all’articolo 7, a partire dal primo gennaio 2014, ogni anno gli uffici pubblici saranno obbligati a comunicare tutte le situazioni di insolvenza entro e non oltre il 30 aprile del medesimo anno. Oltretutto, la proposta di emendamento include anche le eventuali sanzioni per quei dirigenti o quelle amministrazioni che non metteranno in pratica le disposizioni entro le scadenze previste.
In ambito di riconoscimento del credito, quindi, va segnalato l’emendamento all’articolo 9, che prevede per il contribuente in attesa del saldo da parte della pubblica amministrazione la consegna, in corrispondenza alla dichiarazione dei redditi, del modulo predisposto per la segnalazione di casi di mancato pagamento.
Vai al testo approvato dal governo per lo sblocco di 40 miliardi di debiti della PA
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