Ieri, nel corso dell’esame in svolgimento a Montecitorio, sono stati dichiarati inammissibili 15 emendamenti, proprio dalla commissione deputata all’analisi delle coperture finanziarie alla riforma istituzionale. Con queste modifiche bocciate dall’organo in sede referente, è saltata anche la previsione secondo cui, nel passaggio tra Province e Città metropolitane, lì dove sono previste, gli oneri commissariali sono a carico dei Comuni che abbiano manifestato la volontà di rimanere sotto la Provincia di provenienza.
Le ipotesi di commissariamento a carico dei Comuni erano state avanzate da Scelta civica, Lega nord e Forza Italia, ma ieri hanno ricevuto l’imprevisto stop in commissione.
Modifica importante introdotta dalla stessa commissione, è quella che, al contrario, prevede l’istituzione di ulteriori città metropolitane “nelle Province individuate come metropolitane nell’ambito delle Regioni a statuto speciale Sicilia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia, nonché nelle Province con popolazione superiore a un milione di abitanti”.
Ieri, nel corso dell’esame in commissione sono stati approvati i primi sei articoli, poi l’iter è stato interrotto per via delle incombenze in arrivo, tra ddl stabilità e la discussione sul voto di fiducia al governo Letta.
Già oggi, in aula, potrebbe arrivare l’ok al testo modificato, un punto importante sia per il ministro agli Affari regionali Graziano Delrio, primo sostenitore del progetto di eliminazione delle province, nonché al suo preferito Matteo Renzi, che dell’abolizione degli enti provinciali ha fatto una bandiera delle sue campagne elettorali.
L’approvazione definitiva del ddl, secondo i tempi tracciati alle Camere, non dovrebbe avvenire prima di febbraio, ma indubbiamente un primo ok al testo corretto, ormai vicino alla sua versione finale, potrà segnare l’avvio della nuova fase dell’esecutivo Letta.
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