Secondo il quadro dipinto dall’ultimo rapporto Ance, l’associazione dei costruttori, i posti svaniti nel comparto del mattone sono 800mila dal 2007 a oggi, mentre la tassazione sarebbe aumentata in generale del 200 percento.
Nel corso degli anni, lo ricordiamo, si sono succedute le varie Ici, Imu, Trise, Iuc e Tasi, mentre in sostanza per i cittadini a salire sono stati solo le richieste dell’erario.
Tutto ciò, malgrado la discrezionalità affidata agli enti locali sia cresciuta esponenzialmente, fino al grande caos di queste settimane con la Tasi 2014, che ha fatto segnare il picco di migliaia di diverse aliquote, con applicazione di detrazioni diverse a seconda della singola località.
A certificare le disparità tra porzioni diverse dello steso territorio, basti notare come in alcune città l’incremento fiscale sia superiore all’8 percento, mentre in altre l‘esborso sa sceso di almeno il 10. E tutto ciò, con buona pace di costruttori e agenzie immobiliari, va a scapito anche dell’invenduto, dal momento che le case libere sono comunque soggette a pagamento della Tasi.
Per lo Stato, questo continuo mutamento dei parametri attraverso cui calcolare l’importo di ogni proprietario di casa – o inquilino, con la nuova Tasi – si è tradotto in un balzo delle entrate dai 9 ai 25 miliardi. Insomma, una manna a spese di contribuenti e imprese, le quali lamentano uno stato comatoso, malgrado le compravendite da inizio anno siano aumentate del 4%.
A tenere a galla, negli ultimi mesi, l’edilizia e migliaia di professionisti, gli ecobonus confermati dal governo fino a fine anno, sia nel fronte della riqualificazione energetica che in quello dell’arredamento. I numeri parlano chiaro: le ristrutturazioni hanno saputo muovere affari per 23 miliardi nel solo 2012, gli investimenti nell’ultimo triennio sono crollati di quasi 60 miliardi.
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