I videopoker la salvezza per gli esodati? In arrivo il testo “libera tutti”

Sarà il vizio del gioco a trarre in salvo tutti gli esodati? Questo, quantomeno, è l’auspicio della Commissione Lavoro alla Camera, che lo scorso 7 agosto, prima della pausa estiva, ha licenziato il testo “paracadute” per estendere la salvaguardia pensionistica a tutta la platea di esodati, compresi i gli estromessi dai due provvedimenti messi a punto dal governo Monti negli scorsi mesi, a corredo delle ampie riforme del lavoro e dei conti pubblici approvate.

Benché ancora non esistano cifre del tutto certe sull’effettiva quantità dei lavoratori esodati, il salvataggio globale viene stimato in 5 miliardi di euro, che andranno sborsati, nel piano di tutela abbozzato, dalle casse dello Stato entro il 2019. Sono queste le linee guida approvate in Commissione lavoro, che mirano a armonizzare i vari documenti già approvati in materia, per superare una volta per tutte l’impasse dei lavoratori in ritiro dal lavoro ma “incastrati” dalla riforma delle pensioni in un limbo senza fine.

La proposta è stata redatta dal deputato del Pd Cesare Damiano, già Ministro del Lavoro nel secondo governo Prodi. E la sua ricetta per risolvere il problema esodati indica che le risorse necessarie dovrebbero provenire dalla miniera d’oro del gioco, un vizio al quale gli italiani non sembrano voler rinunciare neanche in tempo di crisi. Ma che a foraggiare la futura legge “libera tutti” per gli esodati debbano essere i giochi pubblici in rete, i videopoker e le lotterie istantanee non convince del tutto sia gli avversari (ora in tregua) del Pdl, sia il governo di Mario Monti.

Di certo, per adesso, c’è che sono 120mila i salvaguardati, con l’operatività del primo decreto per 65mila lavoratori (l’Inps è già passata alla spunta dei nomi) e la fresca approvazione in spending review dell’emendamento che ne trae in salvo ulteriori 55mila. Le regole applicate per costoro, nel testo Damiano votato in Commissione, andrebbero dunque allargate a tutti quei dipendenti che si ritroveranno ancora a spasso e che, secondo alcune stime, saranno parecchi, forse decine, se no centinaia di migliaia.

Nel testo si amplia fino al 2015 la facoltà di andare in pensione a regime contributivo per lavoratori di età compresa tra i 57 e i 60 anni. Inoltre, i patti sulle mobilità stipulati anche fuori dalle istituzioni prima dell’entrata in vigore della legge Monti-Fornero vengono ritenuti validi, in modo che la maturazione del diritto allo stato di ritiro dal lavoro venga riconosciuto entro 24 mesi dalla conclusione del periodo di mobilità.

Insomma, se andrà in porto, potrebbe essere davvero la chiave di volta del nodo esodati: un salvagente per tutti, che contempli le regole precedentemente in vigore, senza recare cattive sorprese alla folla dei non ancora salvaguardati. Per conoscere il destino del documento, bisognerà però attendere la ripresa dei lavori, fissata per i primi di settembre, quando il documento arriverà alle altre Commissioni parlamentari competenti per vedersi confermato il via libera.

Leggi le modifiche apportate in Commissione Lavoro alla Camera

Francesco Maltoni

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