Lato IRPEF, le risorse pubbliche hanno l’obiettivo di diminuire il cuneo fiscale sul lavoro attraverso tre misure:
- Riduzione di una o più aliquote percentuali (i cosiddetti “scaglioni di reddito”) attualmente pari al 23, 27, 38, 41 e 43%;
- Revisione organica del sistema delle detrazioni per redditi da lavoro dipendente;
- Modifica del trattamento integrativo.
Sul primo punto si segnala, come noto, l’accordo tra le forze politiche che sostengono il Governo Draghi, annunciato dal viceministro allo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin, con cui si prevede il passaggio dalle attuali cinque aliquote a quattro e la loro contestuale riduzione:
- 23% (aliquota invariata) per i redditi da 0 a 15 mila euro;
- 25% (rispetto all’odierno 27%) per i redditi da 15 mila a 28 mila euro;
- 35% (e non l’attuale 38%) per i redditi da 28 mila a 50 mila euro;
- 43% per i redditi da 50 mila euro in poi.
Con tutta probabilità la revisione degli scaglioni IRPEF, in base a quanto previsto dal ddl Bilancio, andrà di pari passo con un ritocco delle detrazioni fiscali e dell’ex “Bonus Renzi” attualmente pari a 100 euro mensili, con lo scopo di ridurre ulteriormente la tassazione soprattutto per i redditi medio – bassi. Analizziamo le varie ipotesi in dettaglio.
Riforma Irpef 2022: le aliquote diventano 4, addio bonus 100 euro
Cuneo fiscale 2022: Fondo per la riduzione della pressione fiscale
L’articolo 2 del ddl Bilancio prevede, al fine di “ridurre la pressione fiscale sui fattori produttivi”, l’utilizzo di risorse pubbliche pari ad 8 miliardi di euro all’anno a decorrere dal 2022.
Il plafond, attraverso “appositi provvedimenti normativi”, sarà destinato alla riduzione:
- Dell’IRPEF con l’obiettivo di “ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali effettive”;
- Dell’IRAP.
Cuneo fiscale 2022: detrazioni per lavoro dipendente
Nell’ambito di una più ampia riforma della tassazione sui redditi da lavoro, con l’obiettivo di ridurre il cuneo fiscale 2022, alla revisione delle aliquote IRPEF si aggiungerà probabilmente una modifica delle attuali detrazioni fiscali riconosciute ai soggetti titolari di redditi da lavoro dipendente ed assimilati, calcolate in base ai periodi lavorati nell’anno.
In quest’ottica non è da escludere un aumento in busta paga per le fasce reddituali medio – basse, in particolare per chi ha un reddito complessivo:
- Non superiore a 8 mila euro cui spetta una detrazione pari a 1.880,00 euro annui comunque non inferiore a 690 euro o 1.380 euro a fronte di un rapporto di lavoro a termine;
- Compreso tra 8 mila e 28 mila euro, per il quale la detrazione è calcolata sommando il valore fisso 978 al risultato di 902 * (28.000 – reddito complessivo) / 20.000.
Un intervento normativo in tal senso potrebbe ad esempio aumentare la somma detraibile di 1.880,00 euro (compresi gli importi minimi di 690 / 1.380 euro) per chi ha redditi non eccedenti gli 8 mila euro oltre a ritoccare quanto spetta a coloro che si collocano nella fascia 8.000 mila – 28 mila euro.
Da non escludersi, sulla falsariga di quanto annunciato per le aliquote IRPEF, una riduzione del divario tra la detrazione per chi ha redditi fino a 28 mila euro e quanto spetta per la fascia successiva 28 mila – 55 mila euro, ad esempio grazie all’introduzione di una fascia intermedia.
Si pensi a coloro che hanno un reddito complessivo pari a 27.100 euro. In tal caso spetta una detrazione annua pari a 1018,59 euro. Superando la soglia dei 28 mila euro (ipotizziamo 30.000 euro) ad esempio a causa di un premio una tantum erogato nella busta paga di dicembre o altri importi straordinari, la detrazione annua passerebbe a 905,53 euro.
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Cuneo fiscale 2022: no tax area
Grazie all’attuale sistema di detrazioni fiscali i lavoratori con reddito complessivo non superiore a 8 mila euro non sono soggetti ad alcuna trattenuta IRPEF. La cosiddetta “no tax area”.
Applicando l’aliquota al 23% (prevista per i redditi sino a 15 mila euro) si ottiene un’imposta lorda di 8.000 * 23% = 1.840,00 euro. A questo punto interviene la detrazione per lavoro dipendente pari a 1.880,00 euro annui. Essendo la detrazione superiore all’imposta lorda, nulla è dovuto dal contribuente a titolo di IRPEF.
La riduzione della pressione fiscale preannunciata dal ddl Bilancio potrebbe tradursi in un innalzamento della soglia al di sotto della quale scatta la “no tax area”, rispetto agli attuali 8 mila euro.
Cuneo fiscale 2022: addio al bonus 100 euro?
In sostituzione dell’ex “Bonus Renzi” pari ad 80 euro medi mensili, il Decreto legge n. 3/2020 ha introdotto dal 1° luglio 2020 un trattamento integrativo strutturale per i lavoratori dipendenti e taluni soggetti assimilati, destinatari di un reddito complessivo non superiore a 28 mila euro.
La somma in questione:
- E’ anticipata in busta paga dall’azienda – sostituto d’imposta sotto forma di credito d’imposta;
- Ammonta a 1.200 euro netti annui equivalenti a 100 euro mensili;
- Spetta a condizione che l’imposta lorda sia di ammontare superiore alle detrazioni da lavoro dipendente.
Una “revisione organica” del “trattamento integrativo” prevista all’articolo 2 della bozza di Manovra potrebbe concretizzarsi nella trasformazione del credito in detrazione di imposta.
In tal senso, i 100 euro non si sommerebbero più al netto in busta paga ma avrebbero la funzione di abbattere l’imposta lorda. Cosa che già avviene per chi ha redditi superiori a 28 mila ma non eccedenti i 40 mila euro, cui spetta un’ulteriore detrazione, aggiuntiva a quella da lavoro dipendente.
Tornando all’esempio del lavoratore con reddito pari a 27.100,00 l’imposta lorda, applicando gli attuali scaglioni, sarebbe pari a 3.450 + 135 = 3.693,00 euro.
A questo punto si sottrae la detrazione per redditi da lavoro dipendente pari ad euro 1.018,59. Di conseguenza l’IRPEF netta sarà: 3.693,00 (imposta lorda) – 1.018,59 (detrazione lavoro dipendente) = 2.674,41 euro.
Il contribuente riceverà poi il trattamento integrativo di 1.200 euro che andrà ad aggiungersi alle competenze nette in busta paga o sarà recuperato in sede di conguaglio di fine anno / dichiarazione dei redditi.
Al contrario, riformare il bonus trasformandolo in detrazione significherebbe, per il lavoratore del nostro esempio, subire una trattenuta IRPEF pari a:
IRPEF lorda euro 3.693,00 – 1.018,59 euro (detrazioni da lavoro dipendente) – 1.200,00 euro (ex trattamento integrativo ora detrazione) = 1.474,41 euro.
L’intento di ridurre la pressione fiscale potrebbe altresì portare verso un aumento dell’importo riconosciuto a titolo di trattamento integrativo, tanto nella sua forma di credito d’imposta quando nell’ipotetica trasformazione in detrazione.
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