Crowdsourcing legislativo e beta testing normativi

La massima “fatta la legge trovato l’inganno” è un nemico che finalmente possiamo fronteggiare armati fino ai denti di tecnologia, con lo scopo di capovolgerne i fattori (trovato l’inganno fatta la legge).

Se la Giustizia è allo stremo, lo strumento deflattivo del contenzioso che per primo mi viene in mente è “una buona legge” (meglio ancora se ottima). Una norma ben scritta, completa e soprattutto condivisa, troverà pochissimi sfidanti pronti a servirsi dei tribunali per ottenere sancita quella o quest’altra interpretazione o quella diversa applicazione.

Un ordinamento giudiziario più snello (prometto poi di smetterla con le ovvietà) sarebbe maggiormente in grado di adempiere la sua funzione nomofilattica senza troppe distrazioni dovute ai carichi abnormi (in tal caso sarebbe richiesta massima efficienza del potere giudiziario in risposta ad una pari efficienza di quello legislativo). Vedrò di smetterla anche con le illusioni, ma se al sistema legislativo costituzionalmente inteso si sommassero nuovi ed efficaci strumenti partecipativi di democrazia diretta, si avrebbero, per i motivi sopra espressi, utili riverberi deflattivi del carico giudiziario.

Mi riferisco al miglioramento dell’istituto dell’iniziativa legislativa popolare, al cd. crowsourcing legislativo ampiamente sperimentato nel nord Europa, al referendum propositivo (magari senza quorum) e, mi spingo nell’iperspazio, al beta testing legislativo (così come per i software, infatti, mi è capitato spesso di sentire autorevoli commentatori dire “questa legge ha un bug”!).

In sostanza, se una legge potesse efficacemente nascere oltre che dall’alto anche dal basso, attraverso la discussione e la condivisione del testo fra i cittadini che vogliono proporla, commentarla ed offrire il loro contributo in fase nativa dell’elaborato, si sgraverebbe la Giustizia delle molte discussioni già risolte nelle fasi di progettazione, concepimento e gestazione della (wiki)legge medesima.

Se si potesse poi dare ad alcuni la “patente di beta tester della legge” (alla stregua di quanto avviene per i software) si arriverebbe a simularne l’applicazione pratica, continuando a sottrarre al sistema Giustizia l’esame ex post dei residui “bugs” con ovvi benefici (generalità ed astrattezza permettendo, of course!)

I valorosi giuristi che si occupano di opendata, opengov e compagnia bella, sanno quanto dista il nostro traguardo e saremo loro molto grati per averci traghettato in sicurezza verso il futuro.

Noi possiamo solo osservare, nel frattempo, l’interessantissimo esperimento di democrazia diretta conclusosi pochi giorni or sono in Valle d’Aosta con il referendum propositivo  sul “pirogassificatore”. In soldoni, la popolazione ha deciso di fare una particolare opera per il trattamento dei rifiuti.

Peccato solamente che il pregiatissimo istituto del referendum propositivo sia praticabile solo in Valle d’Aosta e nella Provincia Autonoma di Bolzano.

so far, so close

Alessandro Gagliardi

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