Crisi governo, riforme incompiute: addio anche al pareggio di bilancio

Redazione 11/12/12
Ormai è una catena infinita: le riforme del governo Monti che non vedranno mai la luce diventano ogni giorno più numerose. Ieri, abbiamo aperto la carrellata con il congedo parentale, mentre oggi, dopo lo stop clamoroso al riordino delle Province, è arrivata anche la conferma che anche il ddl sul pareggio di bilancio finirà con un nulla di fatto.

Risultato della linea dura scelta dal Pdl, che con le improvvise astensioni nei giorni scorsi in provvedimenti cruciali come il decreto sviluppo bis e il taglio dei costi della politica negli enti locali, ha mandato su tutte le furie Mario Monti, al punto da indurlo ad annunciare le dimissioni a seguito dell’ok alla legge di stabilità.

Il testo del disegno di legge 4620-AC è passato all’esame del Senato in seconda lettura lo scorso 30 novembre, dopo l’approvazione da parte della Camera dei deputati con 464 voti favorevoli e 11 astenuti, un rapporto numerico ormai svanito dopo il voltafaccia del Pdl.

Però, allo stesso modo del decreto sulle Province, il tempo per esaminare il testo a dovere e convertirlo è di fatto già scaduto. L’accelerazione del premier alla crisi di governo ha dato una forte scossa tellurica all’impalcatura delle riforme in preparazione, che ora rischia di sfaldarsi completamente come un castello di carte.

Spiega così Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato, lo stop al ddl pareggio di bilancio: “E’ una cosa molto delicata e l’impostazione del Senato è diversa da quella della Camera su questioni cruciali. Come facciamo ad approvare un testo che dovrebbe poi tornare alla Camera? Non possiamo fare altrimenti”.

Il provvedimento era volto a modificare l’articolo 81 della Costituzione, introducendo come principio quello del pareggio non solo per le istituzioni centrali, ma anche per gli enti dislocati.

L’unica deroga prevista era quella del 3 percento di indebitamento, al quale si sarebbe dovuto rimediare con apposito piano di rientro triennale, sempre in nome della massima trasparenza dei bilanci degli enti e delle amministrazioni dello Stato.

Tutto in fumo, però. La chiusura anticipata della legislatura non ha lasciato scampo anche a questo disegno di legge, che ora finisce nell’archivio sempre più folto delle riforme mancate da un governo tecnico fin troppo operoso, che non ha fatto i conti con il calendario e, soprattutto, con una classe politica a lungo silente, ma che infine è tornata al centro della scena.

 

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