Quel che è certo, scrive Mastrapasqua, è che bisogna ragionare in termini di bilancio unico per la previdenza nazionale, dopo la fusione dell’Inps con gli altri enti di previdenza, con tutto il loro accumulo di debiti riportati all’interno del’istituto che eroga le pensioni ai privati.
“Serve un’attenta riflessione – ha detto il numero uno Inps – stante la forte contrazione dei contributi per il blocco del turn over del pubblico impiego e il continuo aumento per le uscite istituzionali”.
Ospite al programma di approfondimento televisivo La Gabbia di La7, il vertice Inps ha ricordato che entro tre anni, di questo passo, potrebbe venire a mancare l’ossigeno alla previdenza nazionale.
L’ultimo bilancio noto dell’istituto aveva evidenziato un disavanzo di circa 10 miliardi di euro sulla spesa previdenziale, ma il vero fardello sarebbe rappresentato dall’innesto delle prestazioni ex Inpdap, con il “continuo aumento delle uscite per prestazioni istituzionali, a fronte di trasferimenti statali che appaiono non completamente rispondenti ai fabbisogni, soprattutto nella quota attribuita come anticipazione, innescando crescenti rischi di sotto finanziamento dei disavanzi previdenziali e di progressivo aggravamento delle passività”.
Dunque, il blocco del turnover inserito dal governo Letta nella legge di stabilità che sta per debuttare al Senato, è una delle ragioni di maggiore preoccupazione per la gestione della previdenza pubblica, ormai sotto il cappello dell’Inps sia per il settore pubblico che per quello privato.
Di diverso avviso, comunque, il ministro Saccomanni, il quale ha sottolineato come “il dato annuo è in linea con le previsioni”, dunque non sussistono ragioni di preoccupazione straordinaria come sollevato da Mastrapasqua. ““Il disavanzo ereditato dall’ex Inpdap, non deve trasformarsi in un sintomo di incertezza”, ha chiuso l’ex direttore generale di Bankitalia.
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