Dal Consiglio d’Europa “sì al biotestamento, no all’eutanasia”

Ciò che molti si aspettavano

Con la Risoluzione 1859 dello scorso 25 gennaio sul testamento biologico, il Consiglio d’Europa ha raccomandato, agli Stati membri, una legislazione regolatrice delle dichiarazioni anticipate di trattamento. La risoluzione nasce soprattutto dalla constatazione di quanto siano ancora troppo pochi gli Stati europei dotati di una specifica normativa in materia di biotestamento, e di quanto essa venga comunque disattesa laddove già esista. L’imperativo categorico è quello della ratifica, della conoscenza e dell’applicazione dei contenuti della Convenzione di Oviedo (in materia di diritti dell’uomo e di biomedicina); i cui atti l’Italia non ha ancora ratificato.

Per la diffusione della cultura del testamento biologico e dell’ottica del rispetto delle relative dichiarazioni anticipate di volontà, l’Assemblea di Strasburgo indica la via delle campagne d’informazione, sia per i cittadini in genere, sia per gli operatori del settore medico e sanitario.

Inoltre, la Risoluzione 1859 ricorda, agli Stati membri, la necessità di predisporre procedure sufficientemente semplici per l’accesso degli individui al biotestamento, affinchè si possa coerentemente parlare di un diritto usufruibile da tutti.

Ciò che molti non si aspettavano

La Risoluzione 1859, pur dimostrando il netto sì del Consiglio d’Europa all’opportunità che i cittadini abbiano diritto all’espressione ed al rispetto del proprio testamento biologico, esprime una ferma negazione nei confronti dell’eutanasia e del suicidio assistito.

Deve essere sempre vietata l’eutanasia, nel senso di procedure attive od omissive volte a provocare intenzionalmente la morte“. E, anche nel caso in cui esista un dubbio sulla volontà del paziente, la stessa Risoluzione asserisce che debba sempre prevalere la salvaguardia della vita umana. In realtà, nel documento giunto nell’aula di Strasburgo per la discussione, mancava inizialmente qualsiasi riferimento alle forme di interruzione della vita del sofferente. Ma un certo numero di parlamentari, di cui due italiani, hanno insistito per ottenere (ed hanno, di fatto, ottenuto) una sorta di clausola, che appunto specificasse  che “l’eutanasia, intesa come l’uccisione volontaria o per omissione di un essere umano per il suo supposto beneficio, dovrebbe essere sempre proibita“.

Antonio Ruggeri

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