La questione in realtà è molto semplice e verte sulla discordanza fra ministero, sindacati e candidati; il primo sostiene di aver agito nell’interesse di tutti rinviando le prime due prove degli scritti, di aver salvaguardato la trasparenza del concorso e la possibilità di una corretta partecipazione da parte di tutti, dall’altro lato sindacati e candidati sono decisamente meno entusiasti ed evidenziano le difficoltà della macchina concorsuale di far rispettare i tempi, ma soprattutto il danno economico subito da oltre i due terzi dei candidati che non si vedranno rimborsare le spese sostenute per prenotare mezzi di trasporto e alberghi per sostenere gli scritti.
Questo concorso dunque non rischia di passare alla storia come il primo dopo dodici anni a mettere a disposizione posti di ruolo ma come quello che ritarderà a causa del fatto che si sono volute ascoltare, cosa mai successa, le previsioni meteo e gli allerta della protezione civile. La problematica che può derivare da questa decisione, infatti, è che i tempi si dilunghino e che le assunzioni in ruolo fissate per settembre, saltino o vengano rinviate ulteriormente.
La concomitanza con le elezioni politiche ha determinato che non si potessero trovare date libere prima del 28 febbraio e del 1 marzo per recuperare, questo fa si che si possa incorrere nella possibilità che i tempi concorsuali si dilunghino, perché le classi che avrebbero dovuto sostenere la prova l’11 e il 12 febbraio sono quelle della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e delle classi di concorso A017 e A033, per un totale di 66.681 insegnanti, dunque la maggior parte degli oltre 95 mila che hanno superato per merito o grazie al Tar l’ostacolo del test preselettivo.
I numeri dei candidati, che all’inizio erano oltre 320 mila, dicono quanto sono affollate le classi di concorso, 21 mila candidati per le materne, 27 mila per le elementari, 13 mila per tecnologia e così via fino ad arrivare alla constatazione che se i reali candidati sono 95 mila le domande in realtà sono 180 mila, questo perché ogni candidato ha la facoltà di tentare in più classi di concorso e questo crea un surplus che sfalsa e raddoppia i numeri con i quali il Miur si trova a fare i conti e di cui ne soffre la grandezza.
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