Ieri, invece, la stessa candidata ha potuto leggere con sua grande soddisfazione “ammessa con riserva“, dando il via a quello che potrebbe essere un domino sensazionale, sono infatti 5000 i partecipanti al concorso in attesa dell’udienza del 7 febbraio che dirà se saranno ammessi o esclusi definitivamente e immaginiamo che ce ne siano molti altri che adesso vorranno farsi “giustizia”.
La questione, sul piano giuridico, verte attorno al punteggio usato per considerare superata la prova preselettiva; infatti se si sta a quanto recita il bando di selezione pubblicato dal Miur, la soglia ritenuta valida per ritenersi promossi è fissata in 35/50, mentre in base alla attuale legge in vigore, il Dlgs 297/94, articolo 400, comma 11, questo termine doveva essere più basso, ossia limitarsi alla sufficienza che sarebbe pari al punteggio di 30/50. E’ stato, senza dubbio, questo il cavillo, neanche troppo irrilevante, che ha spinto il sindacato presieduto da Marcello Pacifico ad avviare il ricorso.
” Le prove preselettive non costituiscono una prima fase concorsuale” – ha dichiarato Irene Lo Bue, l’avvocato che ha patrocinato il ricorso – “e non hanno influenza sul punteggio finale della selezione. Per quanto il voto richiesto per il loro superamento deve essere la sufficienza, come previsto dalla legge. E non altre soglie fissate arbitrariamente dall’amministrazione”.
Il Miur, però, non ci sta e contesta apertamente le dichiarazioni dell’avvocato anche se le aspettative generali sono che probabilmente l’ordinanza collegiale verrà confermata nel giudizio di merito e questo permetterebbe l’apertura agli scritti da parte di quei candidati al concorso a cattedre che hanno conseguito un punteggio compreso tra 30 e 34,5 alla prova preselettiva.
“Sarebbe una interpretazione eccezionale e non giustificata” spiega il capo dipartimento del Miur, Lucrezia Stellacci che forse non si aspettava una sentenza del Tar favorevole al sindacato. ” La sufficienza nei concorsi pubblici – prosegue la Stellacci – non è mai stata il 6, ma il livello di preparazione che l’amministrazione ritiene sufficiente”, peraltro, “nella scuola, in tutte le altre selezioni svolte, non è mai stato preso in considerazione il 6 come soglia per il passaggio alla prova successiva, ma il 7, esattamente come previsto dal bando dell’attuale concorso per docenti”.
Intanto sorgono problematiche anche di natura pratica nell’ambito del concorso; infatti in quasi tutte le regioni, dalle più piccole come il Friuli, alle più grandi come la Lombardia, non sono sufficienti i nominativi sorteggiati martedì 22 gennaio scorso per formare tutte le commissioni e sottocommissioni relativamente a varie classi di concorso. Profumo è dovuto, dunque, correre ai ripari di modo che i direttori regionali dell’istruzione riaprano i termini e acquisiscano entro il 31 gennaio prossimo altre richieste di inclusione negli elenchi.
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