I numeri spesso possono essere freddi, ecco perché analizzarli è più complesso di quel che sembra; in realtà è emerso che in certe regioni, come Toscana, Liguria, Lombardia, la media dei candidati promossi è di oltre il 40%, dunque un risultato discreto. In altre regioni come Sicilia, Calabria e Molise, invece, il dato crolla ad uno stringato 20%, quindi vuol dire che solo un candidato su quattro ha ottenuto l’ok per partecipare alla prova scritta.
Un’altra indicazione ricevuta dai risultati dei test è che i partecipanti che hanno fatto registrare il tasso più alto di promozioni sono quelli compresi fra i 25 e i 26 anni e quelli tra i 35 e i 37 anni, contestualmente il tasso dei bocciati cresce fra i candidati con un’età dai 39 anni in su. Al momento non è possibile effettuare considerazione sulle classi di concorso, quindi non è possibile sostenere in modo oggettivo che i candidati con una abilitazione scientifica siano stati agevolati nel superamento del test, anche se basta leggere pochi commenti su internet per capire che i letterati, promossi o meno che siano stati, l’hanno certamente sofferto di più.
Ad ogni modo il ministero si dice soddisfatto perché gli 88.610 candidati rimasti, che rappresentano appunto il 33,5% dei partecipanti, sono in linea con le attese ministeriali, il che conferma l’accessibilità del test e la sua fattibilità, ma su questo forse ci sarebbe da discutere, perché certamente una delle cause principali del così alto numero di assenze, ricordiamo il 20%, è sicuramente imputabile alla complessità della prova d’ingresso. La nota veramente positiva è che la maggior parte dei promossi ha un’età giovane e quindi è veramente in linea con l’idea del ministro Profumo di rinnovare gli organici dell’istruzione italiana.
Nonostante il test abbia visto ormai la sua conclusione le polemiche, tuttavia, non accennano a diminuire, secondo Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc – Cgil “nei test d’ingresso non vi è alcun rapporto con la misurazione delle competenze professionali, didattiche e pedagogiche. In realtà è stato un meccanismo esclusivamente finalizzato a tagliare il più possibile il numero di concorrenti“. Dello stesso avviso Francesco Scrima, leader di Cisl Scuola, che dichiara “è difficile, con questi numeri, governare in modo equilibrato il reclutamento dei docenti, rispettando i diritti dei precari in attesa di stabilizzazione e aprendo le porte alle leve più giovani”.
Intanto il Codacons fa sapere che i candidati che hanno chiesto permessi lavorativi per poter sostenere il test dovrebbero essere retribuiti, mentre il sindacato dell’ Anief si è già mosso per fare ricorso al Tar. L’ufficio studi dell’ Anief, infatti, ritiene di essere di fronte ad una selezione impropria il criterio adottato dal Ministero dell’Istruzione è stato di collocare la soglia minima per passare alle prove selettive a 35/50: una soglia che va ben oltre, in proporzione, ai 6/10 previsti dal Decreto Legislativo 297/94 che costituisce, sino a prova contraria, il principale riferimento normativo per selezionare i docenti nella scuola pubblica.
Dunque è proprio vero, gli esami, anzi i concorsi, non finiscono mai, soprattutto se si ricorre al tribunale.
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