In questo modo gli 11.542 posti fissi che il ministero dell’istruzione mette a disposizione, rischiano di diventare 11.542 motivi di discordia, in quanto le reazioni di coloro che sono stati promossi sono state, giustamente, vibranti. Le regole del bando erano chiare sin dall’inizio, anche se l’Anief proprio subito dopo l’uscita del bando aveva promesso che avrebbe fatto ricorso in merito alla soglia minima di promozione, ritenuta incostituzionale.
Ad ogni modo questa non è soltanto una campagna a favore dei concorrenti esclusi, ma è evidente che il sindacato ha un ritorno, e non solo di immagine da questa operazione, per cui bisogna valutare con molta attenzione quello che sta accadendo; se da una parte è vero che molti ricorsi, promossi sia dall’ Anief che dal Codacons, sono andati a buon fine, ed hanno permesso ad alcune centinaia di aspiranti docenti di poter accedere al concorso, almeno con riserva, è altrettanto vero che l’iscrizione al concorso implica una tacita adesione delle regole che il bando ufficiale prevede, per cui erano noti a tutti i termini di accesso così come i parametri necessari per poter essere ritenuti idonei di partecipare alle prove successive.
L’Anief, tuttavia, non cade in una polemica sterile; infatti ha un vero e proprio ufficio studi che si occupa esclusivamente di gestire questa vicenda e di farlo nel modo più funzionale, per tutti, possibile. La normativa vigente, ossia il decreto legislativo 297/94, permette al sindacato di nutrire notevoli speranze di far ammettere quei candidati che hanno totalizzato un punteggio compreso fra 30 e 34; questa speranza si basa sul fatto che i 35/50 richiesti per essere promossi rappresentino una proporzione matematica superiore al 6 canonicamente richiesto per essere ritenuti idonei.
“L’Anief ha deciso di farsi portavoce di queste contraddizioni – ha dichiarato ad orizzontescuola Marcello Pacifico, presidente del giovane sindacato –, in particolare del fatto che il Miur avrebbe dovuto ridurre la soglia minima di accesso a 30/50. Tutti coloro che hanno dunque conseguito tra 30 e 34 punti non si rassegnino, perché tramite la nostra assistenza potranno rivolgersi al Tribunale amministrativo regionale e chiedere il rispetto delle norme vigenti. L’obiettivo, ovviamente, è quello di accedere direttamente alle prove disciplinari scritte, il cui calendario verrà pubblicato il prossimo 15 gennaio”.
“Il Miur si dovrà ricredere: alzare troppo l’asticella del punteggio minimo non è stata una scelta saggia” – ha poi concluso il presidente Pacifico – “ il Ministero ha in questo modo inibito il diritto dei candidati a farsi valutare in modo equo il loro merito, sottoforma di conoscenze e competenze acquisite, utile per accedere alle prove successive.”
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