Le modalità della prova preselettiva, ormai note da tempo, hanno destato subito perplessità, l’innovazione del test computer – based, ossia da svolgere integralmente davanti ad un pc, non ha entusiasmato i futuri docenti e nemmeno i sindacati perché, il tfa insegna, quando ci sono di mezzo i computer il caos spesso è una certezza. E così, purtroppo, è stato; infatti già all’ uscita della banca dati con le 3500 domande, che costituivano il bacino dal quale sarebbero state prelevate le 50 del test ufficiale, sono successi eventi poco chiari.
Le domande che dovevano essere top secret dopo appena due ore dalla loro pubblicazione erano già on line con un software che addirittura le correggeva e ne forniva la risposta esatta, la conseguenza era semplice ed immediata; il Ministero dell’Istruzione cambiava le carte in tavola e rivedeva le proprie regole, sino a li molto rigide per non favorire i più furbi, e rendeva noti i punteggi dei test di prova e quali domande fossero state compilate correttamente e quali no.
Questo avvenimento ha creato parecchio scompiglio, si è pensato ad una vendita sottobanco delle domande, ad un giro di affari illegittimo, semplicemente che il test non si svolgesse in quella trasparenza e parità tanto professate dal ministro Profumo. La verità è che poi le domande, con annesse le soluzioni, hanno cominciato a circolare nella rete e i meno sprovveduti si recheranno a fare la prova preselettiva tenendo ben a memoria la maggior parte delle risposte corrette, e poiché sono sufficienti 35 risposte su 50, la missione non è proprio impossibile.
Se non bastasse già questo a dire quanto travagliata è stata la vita di questo concorso, senza contare la stranezza dei quesiti nei quali ci si può imbattere, ci si è messa anche Bruxelles a storcere il naso e a creare complicazioni; dopo la miriade di petizioni e ricorsi presentati dai docenti precari italiani, la Commissione europea ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia proprio sui numeri esorbitanti dei lavoratori nella scuola con contratto a tempo determinato che, secondo la stessa Ragioneria dello Stato, sono oltre 130mila sul totale dei 260mila precari che lavorano per la pubblica amministrazione: un record assoluto poco onorevole.
Tra i 130 mila rientrano anche gli insegnanti con un solo giorno di supplenza, ma anche una folta schiera di docenti con numerose abilitazioni che vengono assunti a settembre e licenziati a giugno per molti anni consecutivamente. Questa gestione spietata degli organici contraddice la direttiva europea 1999/70 che disciplina anche alle pubbliche amministrazioni di assumere i lavoratori che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio in cinque anni.
Dunque il concorso, ormai alle porte, potrebbe apparire come un tentativo di regolarizzare una parte dei docenti precari, ma per i sindacati si tratta di una spesa inutile – la Cgil, infatti, parla di 120 milioni spesi dal ministero di viale Trastevere per organizzare il concorso – poiché sarebbe stato sufficiente fare assunzioni a tempo indeterminato in base a requisiti ormai conseguiti da tempo. Soltanto un terzo degli aspiranti docenti di ruolo possiede l’abilitazione all’insegnamento oppure realmente insegna, il resto dei candidati è costituito da persone con una età media di 38 anni che, in epoca di crisi, cercano un posto di lavoro sicuro.
Proprio per evitare che una situazione del genere si possa ripetere in futuro, l’insegnamento è una vocazione non una soluzione lavorativa di comodo, il ministro Profumo, a tal proposito, la scorsa settimana ha redatto un regolamento, non ancora in vigore, ma che sarebbe passato se il governo Monti non fosse caduto, e che avrebbe imposto nuovi concorsi con cadenza biennale alla condizione che coloro che avessero fallito una selezione non avrebbero potuto presentarsi a quella successiva.
Il regolamento, da subito, ha fatto registrare una grossa opposizione tra i docenti. “Sarebbe stato l’ultimo colpo di coda del ministro Profumo. Avrebbe anche vincolato i futuri governi a organizzare concorsi quando esistono decine di migliaia di precari storici in attesa di una cattedra ormai dovuta. In questo senso le dimissioni di Monti hanno scongiurato il peggio”, commentano nel sindacato di Susanna Camusso.
In tutto ciò non va dimenticato nemmeno il malumore di quei docenti a cui è stato affidato l’ingrato compito di costituire la commissione dei test, è emerso infatti come siano sottopagati, circa due euro all’ ora, e come gli insegnanti stiano facendo a gara per sottrarsi all’ ennesima beffa dello Stato.
Altrettanto preoccupati, però, sembrano anche i candidati che parteciperanno, sul web la tensione e le perplessità sono palpabili; infatti il timore è che si possa ripetere “il pasticcio” occorso per il concorso dei dirigenti scolastici. L’Anief, uno dei sindacati più attivi nel fare ricorso contro il concorso, sul proprio sito ha già fornito la sua disponibilità a fare ricorso per coloro che verranno esclusi dal test preselettivo.
Se il buongiorno si vede dal mattino, per il concorsone di Profumo è notte fonda.
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