Il Conclave fu imposto ai cardinali contro la loro volontà. Senza il consenso dei vescovi riuniti in concilio a Lione (1274), il decreto del Conclave voluto dal piacentino Gregorio X non sarebbe infatti mai diventato legge della Chiesa. E rimane singolare il fatto che sia stato proprio il Papa più fragile del Duecento, Celestino V, ad assicurare la perpetuità del decreto conclavario, confermandolo per ben due volte. Inoltre, e si aggiunge un ulteriore paradosso, il successo conosciuto in tutto il mondo dal concetto di ‘Conclave’ lo si deve alla decisa volontà di due Pontefici, Gregorio X e Celestino V, entrambi non possidenti della carica di cardinale al momento delle rispettive designazioni.
Anche ad Avignone i cardinali perpetuarono nella protesta contro le ristrettezze del Conclave, progettate appunto per costringere i cardinali a non prolungare le Sedi vacanti. Clemente VI decise che i cardinali potevano essere accompagnati da due servitori, chierici o laici, tuttavia in Conclave gli stessi dovevano accontentarsi di un solo piatto a pranzo o a cena. Nel dormitorio concesse invece l’allestimento di appositi tendaggi per separare i singoli letti. Ad Avignone si fece però strada una novità che è rimasta ancora oggi argomento di grande attualità. Sì, perché soltanto nel corso del 1300, i cardinali impararono a familiarizzare sempre più con l’idea che soltanto un cardinale dovesse essere nominato Papa. Del risvolto dei fatti, il popolo romano si accorse quando il Conclave si tenne di nuovo a Roma, nel 1378, per la prima volta dopo il lungo soggiorno del papato ad Avignone (1308-1377). Appena venuto a conoscenza dell’elezione al Soglio pontificio, il popolo romano saccheggiò il palazzo del cardinale che era stato eletto, o che si riteneva lo fosse stato. Più tardi, si prese l’abitudine di saccheggiare il palazzo del neo-eletto Papa, e fu così per secoli, almeno fino al Settecento.
La ragione alla base di tutto questo è piuttosto semplice. Nell’Alto Medioevo, il Papa veniva eletto dal clero di Roma, con la partecipazione dei notabili, tra i quali persino l’esercito, e del popolo romano, chiamato per l’acclamazione. Saccheggiando il palazzo del cardinale che era stato eletto al Soglio (o che si credeva fosse stato eletto), il popolo romano ritualizzava a suo modo la partecipazione all’elezione del ‘proprio’ vescovo, dalla quale era stato estromesso mediante la nascita dello stesso Conclave. Il gesto di razzia segnalava, inoltre, che i beni della Chiesa fossero d’appartenenza del popolo della diocesi del Papa. Persino la cella del cardinale eletto Papa veniva saccheggiata, e ne parla in terza persona Enea Silvio Piccolomini, eletto Papa Pio II nel 1464, il 19 agosto.
La cella che gli era stata assegnata nel Conclave, egli scrisse, fu spogliata dell’argento e dei libri “secondo una turpe consuetudine”; quanto alla rispettiva domus, il popolo vi era subito accorso per la regolare devastazione. Anche questo era un saccheggio rituale che avvertiva come l’eletto non potesse essere che un cardinale. La storia del Conclave è quindi colma di paradossi e singolarità, a tratti difficili da spiegare ed ancora più ardui da capire. Reclamato e confermato da due Papi, Gregorio X e Celestino V, che non avevano mai fatto parte del collegio cardinalizio, l’istituto conclavario fu unanimemente contrastato dai cardinali nei primi vent’anni della sua storia, rischiando fortemente di non sopravvivere. Ma fu lo stesso il Conclave lo strumento che da solo, già un secolo dopo la sua nascita, garantì ai cardinali la prerogativa di eleggere al papato, esclusivamente e da ormai più di seicento anni, proprio un membro del collegio cardinalizio.
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