Il CdS ha infatti diramato il parere 3126/2012 in cui si illustrano, tra l’altro, i criteri di base da cui partire per determinare il compenso: il regolamento prevede che si parta dalle vecchie tariffe, adeguate secondo gli indici Istat, ma che non debba per forza corrispondere all’aumento Istat per le libere professioni. L’adeguamento in questione può anche essere inferiore. Ciò è dovuto anche dal fatto che il Paese sta attraversando un momento di crisi economica e che molti cittadini e lavoratori stanno sostenendo non pochi sacrfici. Inoltre, con il passaggio dal Consiglio di Stato, il regolamento per le tariffe si è arricchito delle tabelle di calcolo per i compensi, che saranno punti dirifermiento non solo nei rapporti tra privati ma anche negli appalti pubblici.
“Basta qualche semplice calcolo per appurare – interviene ancora Perifano – che, in particolare per il settore civile, i parametri ministeriali rimangono lontanissimi dall’adeguamento al mutato costo della vita delle vecchie tariffe, ormai risalenti al 2004. In alcuni casi, l’abbattimento raggiunge il 50%”. Tariffe in picchiata, dunque, secondo l’Anf, che andrebbero innanzitutto a discapito dei professionisti più giovani “privi di potere contrattuale adeguato nei confronti delal committenza pubblica e privata che si limiteranno a riconoscere agli avvocati esclusivamente il compenso liquidato in via giudiziale. Siamo al limite dell’elemosina“, conclude sarcasticamente Perifano.
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