Codice della strada: approvato il Dl che lo riforma

Redazione 29/07/13
Venerdì 26 luglio il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di disegno di legge delega per la riforma del Codice della Strada. Un provvedimento catalogato come urgente dal Governo che ha individuato in “semplificazione” la parola d’ordine da cui partire per riformare il codice stradale che, infatti, dovrebbe diventare più breve, così come cambierà il sistema sanzionatorio che dovrebbe diventare più rigido per chi compie infrazioni pericolose per pedoni, ciclisti e motociclisti) e cambieranno anche i ricorsi.

Altro elemento importante secondo il Governo è l’umanizzazione del Codice, aspetto che è stato perseguito tramite l’eliminazione delle vessazioni per il cittadino. L’esperienza, tuttavia, dimostra che con enunciazioni di questo tipo bisogna stare attenti; anche riforme simili del Codice, partite rapidamente, poi sono naufragate prima di arrivare ad un punto concreto. Va riconosciuto, infatti, che non sono poche le semplificazioni che si rivelano oltremodo complesse e i tentativi di “umanizzazione” possono rivelarsi inapplicabili o, addirittura, peggiorativi.

Una dimostrazione chiara proviene dall’annuncio fatto venerdì 26 luglio dal ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: lo sconto del 30% sulle multe pagate entro cinque giorni , previsto dalla versione del decreto del fare, Dl 69/13, licenziata dalla Camera sarà allargato a chiunque paghi entro questo termine. Tra gli addetti ai lavori si sa che questo è stato deciso non per semplificare le procedure o facilitare i cittadini, ma perché è la sola maniera  per poter applicare lo sconto.

L’estensione dei benefici, infatti, si guadagna cancellando le altre condizioni per godere del beneficio inserite nel testo della Camera, tra cui il fatto che non è necessario aver patito penalizzazioni di punti negli ultimi due anni. Questa condizione avrebbe determinato in pratica l’inapplicabilità dello sconto, Lupi ha in ogni caso fatto capire che gli sconti indistinti saranno poi resi selettivi dalla riforma.

La delega include anche le semplificazioni  delle procedure per i ricorsi. Il ministro ha denunciato che attualmente ce ne sono due parallele: il ricorso è presentabile al giudice di pace o al prefetto e quest’ultimo ha l’obbligo di raddoppiare la sanzione pecuniaria se dà torto al cittadino. Tuttavia non è chiaro se il raddoppio sarà cancellato oppure allargato a tutti i ricorsi perdenti, inoltre spesso il fatto che oggi il cittadino possa selezionare se ricorrere al giudice o al prefetto è una garanzia, che la semplificazione  farebbe venir meno.

Le parole pronunciate da Lupi in conferenza stampa, tra l’altro, sembrano non escludere la soppressione di una delle due opzioni o la loro fusione in un’unica procedura differente da entrambe quelle che sono in vigore oggi. Ad ogni modo, tra le ipotesi di modifica delle procedure che sono sul tappeto c’è, nella circostanza in cui si ricorra al prefetto, la presentazione del ricorso esclusivamente all’organo accertatore, che poi lo girerebbe in prefettura allegando le sue controdeduzioni.

Un modo per ottenere un’altra finta semplificazione, introdotta dal Dl 151/03, che autorizzò la presentazione diretta al prefetto, dilatando i tempi della procedura (il prefetto deve comunque avvisare l’organo accertatore e attendere per 30 giorni le sue controdeduzioni). L’AC731 contiene anche l’eliminazione dell’obbligo di audizione dell’intervento che ne abbia fatto richiesta; sarebbe il prefetto a decidere, dunque un’altra semplificazione che comprimerebbe i diritti del cittadino.

Doveroso, infine, appare l’allineamento del termine per il ricorso al prefetto (60 giorni) e di quello stabilito per il giudice di pace (30 giorni), dopo che quest’ultimo è stato dimezzato dalla riforma dei riti civili, ma c’è il concreto rischio che si allinei al termine più breve. Fra le rare eccezioni al criterio di “umanizzazione” del Codice c’è l’estensione ai minorenni delle sanzioni accessorie alla patente, ma questo è inevitabile per esercitare deterrenza.

Formalmente, il disegno di legge varato venerdì scorso ha solamente superato un esame preliminare, questo comporta che deve ancora superare la verifica della Conferenza unificata , ma il fatto che il Governo lo abbia dichiarato urgente permette di presentarlo in Parlamento anche senza l’ok della Conferenza, le cui possibili osservazioni potrebbero essere recepite durante l’iter parlamentare.

Redazione

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