Ti è mai capitato, dopo avere appurato che le competenze tecnico-professionali erano quelle che cercavi, di optare, ad esempio, per qualcuno che ti era sembrato particolarmente cordiale, che ti aveva fatto sentire ascoltato e a tuo agio, che ha capito immediatamente i cosa avevi bisogno e ti ha fatto avere il risultato pattuito senza farti aspettare più del necessario, in maniera organizzata, stando nei tempi attesi e dandoti tutta la sua attenzione?
Quello che ha fatto la differenza sono state le sue capacità personali.
Per “capacità personali” o “competenze trasversali” si intendono le abilità a mettere in pratica dei comportamenti in maniera concreta e osservabile, e mostrano il nostro approccio alla vita. Solitamente si tende a dare maggiore importanza all’apprendimento e rafforzamento delle competenze tecnico-professionali, mentre quelle trasversali sono più spesso trascurate.
In realtà, a parità di padronanza di know-how sono quelle che determinano la nostra differenza rispetto agli altri e possono fare la differenza nel determinare livelli di successo. Mentre le competenze tecniche sono la base necessaria per operare uno specifico compito lavorativo, l’efficacia della prestazione o il successo professionale può dipendere da come ci si relaziona con gli altri, da come ci si organizza, come si risponde ai problemi, come si riconoscono e gestiscono le emozioni.
Possiamo pensare alle competenze tecnico-professionali e quelle trasversali rispettivamente come allo scheletro e ai muscoli di un corpo umano. Gli uni non possono essere senza gli altri. Più grandi sono le ossa, più forti devono essere i muscoli che le sostengono. Come i muscoli, le competenze trasversali si atrofizzano se non sono utilizzate. Di converso, possono essere allenate per irrobustirsi, anche se alle volte è difficile modificarle perché hanno anche fare con le nostre abitudini, e spesso le confondiamo con il nostro carattere.
È utile quindi sapere che le capacità non hanno a che fare con la nostra identità, ma solo con il nostro modo di fare le cose, sono solo comportamenti appresi e reiterati così tante volte da essere diventati automatismi. Modificarli non significa diventare meno autentici, ma semplicemente cambiare modelli di comportamento e di pensiero verso se stessi e gli altri per renderci più efficaci e più capaci di rispondere in maniera adeguata alle situazioni.
In che modo?
La risposta a questa domanda è decisiva per il tuo successo nel lavoro e nella vita, non solo perché quando si tratta di approccio mentale, i due ambiti sono correlati, ma anche perché le capacità sono trasferibili dall’uno all’altro. Questo significa che se sono in grado di metter in atto dei comportamenti efficaci nella sfera personale posso farlo anche in quella professionale e viceversa.
Ecco 7 passi verso l’eccellenza da mettere in pratica fin da ora.
- Assumiti la piena responsabilità. Al contrario di quanto saremmo generalmente portati a pensare, responsabilità non significa “colpa”, ma capacità di rispondere efficacemente nelle diverse situazioni. Assumersi la respons-abilità significa quindi riappropriarsi del proprio potere di fare agire in prima persona per fare accadere le cose. Come afferma Lucia Giovannini in tutti i suoi libri e corsi di crescita personale noi siamo provvisti di quattro poteri: agire, parlare, pensare ed emozionarci. Possiamo agire su quelli e al massimi solo influenzare gli altri. Attribuire agli altri la responsabilità dei nostri comportamenti inefficaci è poco costruttivo quando si tratta invece di cambiare e possibilmente migliorare i nostri comportamenti, approcci e reazioni….
- Diventa consapevole. La consapevolezza è la base di ogni trasformazione. Se non riconosco il bisogno di evolvere, non lo farò. Se non riconosco i miei talenti non li valorizzerò. Se non so quali comportamenti e approcci non mi stanno dando i risultati sperati, non saprò su cosa lavorare. Autoconsapevolezza significa anche sapere qual è il metodo di apprendimento più congegnale a noi: alcune persone imparano più facilmente partendo dalla teoria (da una lettura, da una esposizione verbale magari supportata da immagini) e ragionando sui come e i perché, altri guardando e copiando gli altri, altri ancora hanno bisogno di provare subito, magari correggendo il proprio comportamento per approssimazioni successive. Non c’è un modo migliore di un altro, solo quello più funzionale da una prospettiva soggettiva.
- Adotta il mindset giusto: visione, apertura, fiducia, motivazione, azione. Per prima cosa è importante capire quali risultati vogliamo conseguire e quali capacità abbiamo bisogno di rafforzare, e che benefici avremo, poi prendere con se stessi l’impegno di passare dai propositi all’azione. Per quanto scontato possa sembrare, se affrontiamo qualsiasi percorso di sviluppo credendoci, facciamo progressi, mentre un approccio scettico e chiuso renderà la nostra mente impermeabile a qualsiasi informazione e opportunità di sviluppo. Essere connessi con la nostra visione, i nostri perché la fiducia di poterla realizzare e con i nostri perché è uno stimolo a mantenerci in carreggiata e ad andare avanti quando incontreremo momenti di demotivazione.
- Procedi per piccoli passi. Un preverbio cinese insegna: “non cercare di mangiare una mucca in un sol boccone”. Cercare di ottenere troppo tutto in una volta vuole dire prepararsi al fallimento e al conseguente senso di sconfitta e demotivazione. È invece molto più efficace sviluppare le capacità una alla volta, per priorità… anche perché molte di esse sono collegate. Svilupparne una significa gettare i semi per svilupparne altre con maggiore facilità. Comincia quindi a identificare quella da cui vuoi partire e considera che avere risultati in tempo relativamente breve conviene lavorare su ciò per cui siamo più portati, mentre per rafforzare le capacità meno forti avremo ugualmente risultati ma più nel medio-lungo periodo.
- Chiedi e accetta i feedback e le critiche costruttive come occasioni di miglioramento. L’effetto del nostro comportamento è la reazione che otteniamo perché ci dice in che modo ci percepiscono gli altri. Un feedback fornito in modo corretto, che comprende la descrizione del comportamento che non ha funzionato (ma anche quello particolarmente efficace) ed eventualmente un suggerimento per come migliorarlo ci aiuta a capire quali comportamenti ripetere e quali invece lasciare andare. Il feedback non è un giudizio e non tocca il nostro valore come persona. È solo la costatazione dell’efficacia di un nostro comportamento.
- Pratica, pratica, pratica. Imparare e migliorare le competenze personali richiede molto più che leggere un manuale o partecipare a un corso di formazione. Implica disimparare comportamenti che non servono più e adottarne di nuovi, continuando a ripeterli nel corso del tempo con tenacia e continuità. Si dice che per adottare una nuova abitudine serva come minimo un mese, per raggiungere l’eccellenza è necessario molto allenamento successivo, proprio come per qualsiasi altra attività.
- Trattati con benevolenza e celebra i successi. Meglio puntare all’eccellenza, che è relativa ed è il continuo e graduale superamento dei propri risultati piuttosto che volere modellare standard di altri, magari irraggiungibili. Allo stesso modo, il perfezionismo rischia di produrre insoddisfazione. Notare e celebrare i successi in maniera concreta concedendoci qualcosa che ci fa piacere, essere soddisfatti si se stessi e dei passi che si sono compiuti, anche se piccoli, rafforza la fiducia nelle proprie capacità, la motivazione e mette in circolo gli ormoni del benessere, che ci faranno voglia di reiterare quelle azioni per farci rivivere quella sensazione provocando un circolo virtuoso che ci porta a volere dare sempre il meglio, senza forzature ma piuttosto in maniera soft.
E tu, quale successo vuoi celebrare?
Qual è la capacità più importante per conseguirlo?
Quale capacità vuoi rafforzare per prima?
Se ti fa piacere, rispondimi compilando il mio questionario. Come ringraziamento potrai partecipare un webinar che organizzerò sul tema più gettonato
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento