Un provvedimento più volte auspicato dalla Ue e chiesto con forza dagli operatori privati che si stanno affacciando sul mercato italiano, l’Autorità era attesa da diversi anni e avrebbe dovuto consentire una reale concorrenza nel settore dei trasporti.
Il condizionale purtroppo è d’obbligo, in quanto ad ora la disposizione resta lettera morta. Annunciata con toni entusiastici dal ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, il 4 dicembre scorso quale strumento capace di “aprire il sistema dei trasporti”, è passato quasi un anno e la sua partenza ancora non si vede all’orizzonte. Lo stallo è dovuto alla difficoltà di mettere d’accordo i partiti sulle nomine dei componenti l’Autorità: l’assegnazione di tre poltrone decisamente pesanti, dati i rilevanti interessi economici coinvolti in tutto il settore dei trasporti, dalla concorrenza nelle ferrovie alle scelte strategiche in fatto di strade, porti, aeroporti.
Ma procediamo con ordine. Il combinato disposto dei due suddetti articoli prevede che l’Autorità sia un organo collegiale composto dal presidente e da due componenti nominati con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro competente (Ministro dei Trasporti). I componenti dell’Autorità scelti tra persone di indiscussa moralità e indipendenza e di comprovata professionalità e competenza nei settori in cui opera l’Autorità, durano in carica sette anni e non possono essere confermati. Le designazioni effettuate dal Governo sono previamente sottoposte al parere delle competenti Commissioni parlamentari (Commissioni Trasporti di Camera e Senato). Il parere parlamentare oltre che obbligatorio è anche vincolante nel senso che le nomine non possono essere effettuate in mancanza del parere favorevole espresso dalle predette Commissioni a maggioranza dei due terzi dei componenti.
Molti i compiti e le funzioni assegnate all’Authority volti a garantire una maggiore concorrenza nel trasporto e nell’infrastruttura ferroviaria, nei settori aeroportuale, autostradale e servizio taxi.
L’Autorità, in particolare, dovrà garantire condizioni di accesso eque e non discriminatorie alle infrastrutture ferroviarie, infrastrutture portuali e aeroportuali, alle reti autostradali, alla mobilità dei merci e dei passeggeri in ambito nazionale, locale e urbano.
Dovrà, inoltre, definire gli ambiti del servizio pubblico ferroviario e le modalità di finanziamento dello stesso, stabilendo le condizioni minime di qualità.
Saranno inoltre definiti dall’Authority gli schemi dei bandi delle gare per l’assegnazione dei servizi di trasporto in esclusiva. Con riferimento al trasporto ferroviario regionale, l’Autorità verifica che nei relativi bandi di gara non vi siano condizioni discriminatorie o che impediscano l’accesso alla gara a potenziali concorrenti. Relativamente alla disponibilità del materiale rotabile, già al momento della gara, l’Autorità verifica che la stessa non costituisca un requisito per la partecipazione ne un fattore di discriminazione tra le imprese partecipanti.
L’Autorità potrà anche irrogare sanzioni amministrative (fino al 10% del fatturato) alle imprese nei casi di inosservanza dei criteri per la formazione di tariffe, canoni, pedaggi, diritti e prezzi sottoposti al controllo amministrativo, di inosservanza dei criteri per la separazione contabile dei costi e dei ricavi relativi alle attività di servizio pubblico, e di violazione della disciplina relativa all’accesso alle reti e alle infrastrutture ovvero delle condizioni imposte dall’Autorità, o di inottemperanza alle misure adottate.
Attribuite infine le competenze sulla determinazione dei pedaggi autostradali con il meccanismo del price cap per le nuove concessioni autostradali e il rilascio di un parere alle Autorità locali sul numero delle licenze dei taxi.
Il Consiglio dei ministri dell’8 giugno scorso ha designato, su proposta del Ministro per lo Sviluppo Economico e Infrastrutture e Trasporti Corrado Passera, l’economista Mario Sebastiani a Presidente dell’Autorità dei Trasporti e l’ex presidente del Tar del Lazio e del Consiglio di Stato Pasquale De Lise e il direttore generale delle infrastrutture al ministero del Trasporti Barbara Marinali come membri della stessa Autorità.
Secondo quanto previsto dalla norma, i soggetti designati sono stati auditi dalle Commissioni Trasporti di Camera e Senato (21 giugno al Senato e 26 giugno alla Camera). Dopo le audizioni, tuttavia, sono emersi i veti incrociati dei due partiti maggiori su uno dei due membri e sul presidente designato (De Lise è stato bloccato dal no del Pd e il Pdl ha bocciato il nome di Sebastiani).
Nella seduta della Commissione Trasporti della Camera del 19 settembre scorso, è intervenuto il Sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti Guido Improta che aveva assicurato che entro il prossimo Cdm del 28 settembre, il Governo avrebbe risolto la questione. Il Governo, come ha spiegato Improta, resosi conto delle difficoltà emerse in Parlamento, ha ritenuto necessario “ripensare alla composizione della terna” e quindi ha deciso di presentarne una nuova “per soddisfare al meglio l’ormai elevato grado di aspettativa per nomine che ritiene di particolare significato e valore per il settore del trasporto, così importante per l’economia del Paese”.
In realtà la questione sarebbe già risolta per i due partiti di maggioranza, che hanno trovato l’accordo sulle nomine: Vito Riggio (Presidente dell’Enac – Ente Nazionale per l’Aviazione Civile), Mario Valducci (Presidente della Commissione Trasporti della Camera – Pdl) e Rita Lorenzetti (ex governatrice dell’Umbria – Pd).
Ma da Palazzo Chigi sarebbe emersa una certa irritazione circa l’iniziativa dei partiti e la provenienza marcatamente politica di due dei tre candidati e nonostante gli annunci del Sottosegretario, il Cdm non ha più affrontato la questione.
A nulla è servita l’ennesima “sollecitazione” dell’Antitrust che nella segnalazione del 2 ottobre scorso inviata al Parlamento e al Governo “AS 988 – Proposte di riforma concorrenziale ai fini della Legge annuale per il mercato e la concorrenza anno 2013” ha sollecitato le istituzioni a rendere immediatamente operativa l’Autorità dei Trasporti. La sua attività – sostiene l’Antitrust – rappresenta il primo, imprescindibile passaggio per realizzare una piena apertura del settore del trasporto ferroviario alla concorrenza. In assenza di tale tempestivo avvio resta, peraltro, irrisolto il nodo della separazione proprietaria tra gestore dell’infrastruttura ed impresa erogatrice dei servizi di trasporto ferroviario.
L’Antitrust ritiene che l’avvio dell’operatività dell’Autorità di regolazione dei trasporti non possa essere oggetto di ulteriori rinvii, affinché la stessa possa vigilare sulla “terzietà” della gestione di tutte le infrastrutture ritenute essenziali per lo svolgimento di un corretto confronto concorrenziale nei servizi di trasporto ferroviario merci e passeggeri. L’istituzione di un’autorità effettivamente indipendente agevolerà, secondo l’Autorità garante della concorrenza, l’accesso alla rete a condizioni trasparenti, eque e non discriminatorie e, dunque, un più corretto confronto concorrenziale nei servizi di trasporto passeggeri e merci. L’Antitrust, inoltre, ha invitato il Governo e il Parlamento a:
× semplificare il quadro normativo e la modalità di gestione del servizio pubblico di trasporto ferroviario regionale, chiarendo che l’ente locale può scegliere tra svolgimento del servizio in regime di libera iniziativa economica, l’affidamento in esclusiva con gara e l’affidamento ad una società mista il cui socio privato è scelto con gara;
× contemperare l’interesse a garantire l’apertura dei mercati e l’esigenza di salvaguardare l’equilibrio economico di un contratto di servizio, introducendo una compensazione economica sotto forma di diritti di esercizio, o royalty, a beneficio dell’ente pubblico sussidiante, in caso di comprovata compromissione dell’equilibrio economico-finanziario del gestore pubblico.
Si sente spesso dire che il nostro settore dei trasporti è tra i più liberalizzati d’Europa. Ma se tale libertà fosse realmente effettiva non ci sarebbe questa corsa dei partiti a accreditare un proprio candidato, quasi a pensare che da ciò dipendesse la tutela di rilevanti interessi.
Qualche dubbio sorge anche considerando che è da metà degli anni Novanta che tutti sottolineano la necessità che il Paese si doti di un’autorità indipendente nei trasporti, eppure, non si sa perché, non si è ancora realizzata. Continuiamo così ad accumulare ritardo rispetto agli altri Paesi con i quali dobbiamo misurarci. La Germania, ad esempio, il 1° gennaio del 2006 ha istituito la Federal Network Agency, che ha supervisione in materia di elettricità, gas, poste, telecomunicazioni, ferrovie. Ad essa è affidata che la regolazione nel settore dei trasporti e poteri penetranti in termini di controllo, vigilanza e capacità sanzionatoria.
In conclusione, sembra che il Governo ha deciso di voltare pagine, riaprendo la girandola di candidature, per individuare una nuova terna. Forse la soluzione arriverà verso la fine dell’anno, quando col finire della legislatura il Governo Monti potrà permettersi qualche margine di autonomia dai partiti che lo sostengono. Per dovere di cronaca si deve dire che altra possibilità in campo è quella che i partiti lascino trascorre il tempo sino a giungere allo scioglimento di questa legislatura, per poi riparlarne, forse, alla prossima.
Insomma, al momento tutto tace. Da questa vicenda è emerso, per l’ennesima volta, che quando si tratta di nomine (e di liberalizzazioni) la matassa è particolarmente intricata. In questi casi non c’è Governo “tecnico” che tenga, è la Politica a prendere il sopravvento. E quindi non resta altro che aspettare fiduciosi!
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