La vicenda contrattuale che ha visto impegnati Ministero, Aran e sindacati si è conclusa con il rinnovo del CCNL scuola 2019/21, che riguarda più di un milione di dipendenti del settore scolastico: docenti, Ata e Dsga compresi.
L’accordo è stato raggiunto negli uffici di Aran, l’agenzia per la negoziazione e definizione dei contratti collettivi del personale dei vari comparti del pubblico impiego. Sul nuovo Contratto collettivo nazionale di lavoro Comparto istruzione, università e ricerca 2019/21, c’è la firma della organizzazioni sindacali (ad eccezione di Uil scuola rua, che non ha firmato).
Sul piatto, un aumento medio per il personale docente pari a 124 euro al mese, scrive il Miur. In realtà, di questi soldi una gran parte era già stata accreditata con lo scorso accordo Il 6 dicembre 2022 per la parte economica, che ha inciso su stipendi e tredicesime. Con la firma del nuovo CCNL scuola 2019/21 del 14 luglio, invece l’aumento medio in busta paga per il personale da ottobre sarebbe sui circa 18 euro lordi mensili. Questi, sommati agli aumenti già accreditati con il precedente accordo, restituirebbero la somma media di 124 euro.
Le novità del rinnovo del CCNL scuola 2019/21 non riguarda solo gli aumenti degli stipendi, ma anche il lavoro agile, formazione e permessi ai lavoratori precari.
“Si è chiusa una trattativa lunghissima. Sono state distribuite ulteriori risorse e abbiamo fatto degli avanzamenti anche nella parte normativa”, ha commentato Gianna Fracassi, segretaria generale Flc-Cgil, che ha poi aggiunto: “Lavoreremo anche d’estate anche per il prossimo contratto, che dovrà sostenere la professione docente, permangono tante differenze tra le varie figure. Siamo in emergenza salariale: si facciano due conti. Questo Governo non ha investito sulla scuola. Liceo del Made in Italy e Its? Non condividiamo queste questioni, così come il docente tutor. C’è una volontà non di investimento ma di privatizzare il sistema pubblico”.
Tutti i sindacati parte dell’accordo hanno già messo sul banco la richiesta di avviare le trattative per il triennio 2022-2024.
Il ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, si è poi detto soddisfatto per il risultato delle trattative: “Il nuovo contratto segna un importante passo avanti verso una sempre maggiore valorizzazione di tutto il personale della scuola, sia docenti sia Ata”.
Si è tirata fuori dall’accordo invece Uil scuola, che non ha firmato il testo. “Nel contratto che ci è stato presentato restano molte questioni aperte e non risolte – ha detto il segretario Giuseppe D’Aprile – “abbiamo lavorato fino all’ultimo momento, in tutti i modi, per introdurre modifiche nelle parti che riteniamo lesive dei diritti del personale. Tra i punti più controversi: il nodo politico sulla mobilità, la mancata valorizzazione del personale Ata, la precarizzazione del lavoro delle segreterie, l’assenza di riferimenti alle scuole italiane all’estero e la parte dedicata alle relazioni sindacali, che non convince“.
Aldilà delle dichiarazioni, vediamo in breve tutti gli aumenti, da quando verranno accreditati e cosa cambia il il nuovo CCNL scuola 2019/21.
Indice
Nuovo CCNL scuola 2029/21: tutti gli aumenti
Partiamo dal nodo cruciale di tutti i contratti collettivi. I soldi in busta paga:
- L’aumento medio mensile lordo è salito a 124 euro per tutto il personale docente. Attenzione però: ribadiamo che questi soldi in più sono in parte già stati erogati grazie al precedente accordo di inizio dicembre 2022. Motivo per cui in realtà il nuovo aumento secco che gli insegnanti vedranno sarà poche decine di euro lordi;
- Per gli Ata è previsto invece un aumento di 96 euro medi mensili. Vale però lo stesso discorso fatto per gli insegnanti. Quindi la somma effettiva prevede soltanto sui 7 euro di aumento;
- Stessa cosa per i Dsga, per i quali, nonostante venga stabilito un aumento medio lordo mensile di 190 euro, vedranno in concreto solo 60 euro mensili in più.
Oltre a questi aumenti, viene anche previsto un compenso una tantum (cioè erogato solo una volta) per tutti gli interessati:
- 63,84 euro per i docenti
- 44,11 euro per gli Ata.
Infine è stata raggiunta l’intesa anche su un 10% in più delle retribuzioni delle ore aggiuntive per i docenti finanziato con il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa.
Nuovo CCNL scuola 2019/21: quando arrivano gli aumenti
I soldi aggiuntivi arriveranno sulle buste paga di docenti, Ata e Dsga da ottobre 2023, dopo la bollinatura della Corte dei Conti.
Nuovo CCNL scuola 2019/21: novità smart working
Nell’accordo è prevista anche la possibilità per il personale scolastico di lavorare in lavoro agile, a condizioni precise però, Consentite riunioni a distanza solo se di natura non deliberative, così come le ore di programmazione nella scuola elementare.
Nuovo CCNL scuola 2019/21: novità precari
È stata riconosciuta una maggiore tutela per il personale precario docente e Ata (quello amministrativo, tecnico e ausiliario). A questi dipendenti viene infatti riconosciuta la possibilità di fruire di tre giorni remunerati di permesso per motivi personali o familiari.
Nuovo CCNL scuola 2019/21: incarichi ad alta qualificazione
Vengono inseriti gli incarichi di elevata qualificazione (EQ). Gli ATA che supereranno il concorso riservato, già previsto per funzionar,i potranno avere un posto di elevata qualificazione.
In sostanza, come riportato sul sito del Ministero dell’istruzione e del merito, ci sarà un nuovo ordinamento dei profili professionali che consentirà di valorizzare il personale ATA e le figure apicali dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA), con una nuova area di funzionari ai quali sarà possibile attribuire un incarico triennale di “elevata qualificazione professionale” (con un incremento della retribuzione pari a 60 euro mensili), eliminando l’area C (a oggi mai utilizzata) e, in fase transitoria, la possibile stabilizzazione in quest’area, degli attuali assistenti amministrativi facenti funzione che abbiano svolto per almeno tre anni il ruolo di DSGA nelle scuole, mediante procedure selettive riservate. Gli attuali DSGA di ruolo manterranno il diritto ad avere attribuito un incarico di elevata qualificazione sino alla cessazione.
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