Cassazione: gli ex non si parlano? No all’affidamento condiviso

Redazione 29/03/12
L’eccessiva conflittualità tra i genitori separati, che non si parlano e hanno vedute opposte sull’educazione dei figli, puo’ portare al venir meno dell’affidamento condiviso della figlia nata dal matrimonio. A venire in pericolo è infatti il benessere e lo sviluppo psicofisico della bambina.

E’ quanto affermato dalla prima sezione civile della Cassazione, che ha pertanto optato per l’affidamento esclusivo della figlia alla mamma.

La Suprema Corte ha così confermato le decisioni del Tribunale prima e della Corte d’Appello di Roma poi, con le quali era stato revocato l’affidamento congiunto della bambina, per la totale mancanza di comunicazione tra i genitori.

Secondo i giudici di merito, infatti, il comportamento dei genitori stava comportando “pressioni e tensioni eccessive” sulla minorenne, in quanto i due ex, ignorandosi del tutto e non scambiando tra loro neanche una parola, decidevano autonomamente le attività della figlia, costretta a fare, ad esempio, due turni a scuola, due diverse attivita’ sportive e persino due diete alimentari.

Un affidamento condiviso del genere era stato dunque ritenuto “nocivo per la minore e possibile fonte di future patologie, in quanto generante ansia, confusione e tensione“.

Contro le sentenze dei giudici di merito che avevano concesso l’affidamento esclusivo alla madre, il padre, si era rivolto alla Cassazione.

In tema di separazione personale, la regola prioritaria dell’affidamento condiviso dei figli a entrambi i genitori, prevista dall’articolo 155 Cc, è, ai sensi dell’art. 155 bis Cc, derogabile solo ove la sua applicazione risulti contraria all’interesse del minore, interesse che costituisce esclusivo criterio di valutazione in rapporto alle diverse e specifiche connotazioni dei singoli casi dedotti in sede giudiziaria”, si legge nella sentenza n. 5108 del 29 marzo 2012 .

La mera conflittualita’ esistente tra coniugi non preclude il ricorso” al regime dell’affidamento condiviso “solo se si mantenga nei limiti di un tollerabile disagio per la prole“; – afferma la Suprema Corte. La conflittualita’ tra genitori “assume invece connotati ostativi alla relativa applicazione ove si esprima in forme atte ad alterare e a porre in serio pericolo l’equilibrio e lo sviluppo psico-fisico dei figli, e dunque tali da pregiudicare il loro superiore interesse“.

Redazione

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