Non è né Napoli né Roma la Procura competente, bensì quella di Bari.
Il Tribunale del Riesame interviene anche sul capo d’imputazione dell’indagine, che adesso potrebbe seriamente vedere coinvolto Berlusconi nel ruolo dell’indagato.
Per i giudici, il Premier potrebbe aver istigato a mentire il faccendiere Tarantini davanti all’autorità giudiziaria, e per questo rischia di essere iscritto nel registro degli indagati. Non sarebbe dunque vittima di un ricatto, ma possibile responsabile del reato previsto dall‘art. 377 bis del codice penale “Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria”.
Il Riesame ha individuato la procura del capoluogo pugliese perchè è lì, per i giudici, che sono avvenuti i primi interrogatori di Tarantini, ed è lì che l’imprenditore sarebbe stato indotto da Berlusconi e dal direttore dell’”Avanti!” Lavitola a fare dichiarazioni mendaci.
Ribaltata dunque sia la tesi dei Pm di Napoli, che rivendicavano la competenza dell’indagine, sia quella del Giudice per le Indagini Preliminari Amalia Primavera, che invece aveva spostato la competenza a Roma.
Il tribunale del Riesame ha anche annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che era stata emessa nei confronti di Tarantini.
Sconvolti dunque i ruoli processuali dei protagonisti dell’inchiesta: Berlusconi potrebbe passare da testimone-parte offesa a indagato, e Tarantini da indagato a “vittima” di Berlusconi e Lavitola.
Si attende in giornata il deposito delle 30 pagine di motivazione, per comprendere il ragionamento seguito dai giudici.
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