Sette gli imputati: i quattro carabinieri che quella notte tra il 2 e il 3 marzo intervennero in seguito alle numerose chiamate al 112 e i tre volontari della Croce Rossa. L’accusa è di omicidio colposo, a cui si aggiunge quella di percosse per uno dei militari che, secondo le indagini, sferrò dei calci al fiorentino mentre questo era immobilizzato a terra, ammanettato.
La decisione del giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Firenze, dott. Fabio Frangini, è stata accolta con un applauso da parte di familiari e amici di Magherini. L’inizio del processo è fissato per il prossimo 11 giugno.
Un processo difficile in quanto la vicenda è ancora tutta da ricostruire. Di quella notte si conoscono testimonianze, la chiamata del Magherini per richiedere un taxi e diverse chiamate al 112 che i residenti effettuano perché allarmati da “urla di un uomo che chiede aiuto”.
Le ricostruzioni più attente non permettono per il momento di conoscere cosa il Magherini abbia fatto quella notte prima di essere arrestato, per quale motivo si trovasse in quello stato di agitazione, che gli fece perdere documenti e telefono, chi avesse incontrato e perché continuasse a gridare “Mi vogliono ammazzare!”.
Quella notte i carabinieri trovarono sì un uomo di corporatura robusta (era ex calciatore della squadra giovanile della Fiorentina), ma agitato, spaventato, in piena crisi di panico, forse dovuto, come rileverà l’esame tossicologico, dovuto all’uso di cocaina, che per alcuni non sembra essere però l’unica causa.
Riccardo è immobilizzato a terra, ammanettato e, come si può ben rilevare dai video dei residenti della strada in cui è stato effettuato l’arresto, continua a gridare, a chiedere aiuto e di lasciarlo vivere perché ha un bambino. I militari chiedono l’intervento di sanitari.
Arriva un’ambulanza, a bordo tre volontari della Croce Rossa (anche loro imputati) ma nessun medico e Magherini è lasciato a terra. Arriva la seconda ambulanza e viene avviata la procedura di rianimazione, ma è ormai troppo tardi. Riccardo è morto, per asfissia. Ha diverse ecchimosi sul corpo, dovute, probabilmente, allo strusciamento del corpo sull’asfalto.
In tribunale, il giorno dell’udienza preliminare c’era anche Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano, morto il 22 ottobre del 2009, che da anni lotta per chiedere giustizia per il fratello. I familiari, come anche tutti i cittadini, chiedono che si faccia chiarezza sulla vicenda per quello che è stato definito l’ennesimo “morto di Stato”.
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