Case a impatto zero? No, grazie… Ja, danke

Riporto un fatto realmente accaduto ad una mia conoscente.

La ragazza e il suo fidanzato, finalmente sistemati (e al giorno d’oggi è una parola grossa) lavorativamente parlando, fidanzati da diversi anni, sempre attenti alla natura (hanno trasformato il giardino della casa dei genitori di lei in un orto botanico), hanno deciso di andare a convivere.

Avendo lei a disposizione un pezzo di terra, hanno preso la decisione di progettarsi una casa seguendo le regole della bioedilizia!

Per questo si sono rivolti a dei progettisti specializzati e hanno speso tempo (andando anche alle relative fiere di settore) e denaro.

Una volta che il progetto è stato delineato, che anche il Comune ha rilasciato i vari pareri preliminari, ovviamente si sono rivolti all’Istituto di Credito (italiano) per il rilascio del mutuo e lì la sorpresa. Poco ha importato che quella banca avesse in deposito i conti correnti della coppia e dell’attività del padre di lei (sempre in attivo), poco o quasi nulla ha contato che la casa in progetto avesse ricevuto l’ok dall’amministrazione comunale e ancor meno che rispettasse tutte le direttive comunitarie in materia di prestazione energetica in edilizia (compresa la direttiva europea 2010/31/Ue che ha per la prima volta introdotto il termine “edifici a energia quasi zero”) e che fosse stato fatto uno studio delle LCA (Life Cicle Assessment) dell’edificio, la banca ha detto: no.

Motivo? “La casa non è un investimento sicuro per come si intende realizzarla!

Dopo un attimo di sconforto i giovani hanno pensato a dove il loro progetto non avrebbe mai trovato ostacoli e… si sono rivolti ad un Istituto di Credito tedesco e… la casa si farà! I lavori inizieranno la prossima primavera!

Sarà un caso, sarà la normalità, ma non può che sorgere spontanea una domanda: quand’è che l’Italia la smetterà di fare il gambero e di camminare all’indietro? Ci chiedono di credere in un futuro eco-sostenibile e poi… ci tarpano le ali!

Roberta Lazzari

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