Il libro è pensato per lettori della fascia d’età tra i quindici e i venticinque anni (anche se contiene spunti interessanti per tutti), ed è un “incrocio” tra un delizioso “discorso” di un nonno ai nipoti, un libretto di memorie, spesso autobiografico, e un’esortazione a mantenere comunque una forte speranza in un contesto storico obiettivamente critico.
L’opera procede, in un certo senso, a “episodi”: i ricordi di Ciampi sono lo spunto ideale per suggerire letture, confronti e considerazioni. Dall’infanzia ai maestri, dagli anni degli studi a quelli delle prime letture, dal ricordo dell’8 settembre e della guerra civile ai moti del Sessantotto, ogni accadimento è fonte di dialogo e di considerazioni mai banali. Le stragi di stato e la tensione ma anche l’entusiasmo per il traguardo dell’Euro, l’Europa che ritrova le sue fondamenta culturali, giuridiche e politiche e poi la crisi e il disastro economico recente: ogni spunto è buono per cercare di far comprendere ai giovani come sia possibile, in momenti nei quali tutto sembra perduto e il futuro è non solo oscuro ma “derubato”, disegnare una sorta di percorso per, comunque, crescere, migliorare ed essere utili alla società nella quale si vive e al prossimo.
La prima cosa bella, del libretto, è che il tono è tutto tranne che supponente, paternalistico o saccente. Ciampi non si azzarda a dare consigli su come essere felici o su come superare la crisi, se ne guarda bene e lo dichiara esplicitamente. Semplicemente condivide, da novantenne, ciò che lui ha passato, le situazioni che ha vissuto, i momenti della guerra e di grandi sconvolgimenti politici confidando che possano essere fonte di ispirazione per i più giovani. E narra di come lui, quando era giovane, ha reagito, di come fosse possibile comunque vedere un barlume di speranza in generazioni che si vedevano il mondo crollare attorno.
In simili momenti di crisi Ciampi cerca di individuare, quasi di “estrarre”, alcuni valori che, secondo lui, possono aiutare a disegnare un futuro migliore, e lo fa con grande modestia:
“Ai «vecchi», a noi, non si addice di vestire i panni dei maestri o di proporsi a modelli di vita; ché questi non sono prerogativa di una generazione. Essi rispecchiano sempre in varia misura il proprio tempo. La loro «esemplarità» sta nei valori cui essi si conformano; sono i valori a-storici posti a fondamento dell’agire, pubblico e privato; sono i valori dell’onestà, della dignità, del rispetto di sé e degli altri, della solidarietà, delle virtù civili. Noi anziani avvertiamo piuttosto il dovere di testimoniare con sincerità e con umiltà le nostre esperienze, positive e negative, perché queste, insieme con quelle di chi ci ha preceduto e di chi è venuto subito dopo di noi, insieme con quelle che voi ventenni di oggi vi accingete a vivere, sono il lungo, ininterrotto racconto della vita di questo nostro amato Paese.”
In ogni pagina l’Autore cerca di far comprendere al giovane con cui finge di colloquiare che grazie a rigore, studio, buone letture, è possibile discernere un nucleo di valori che dovrebbero connotare la vita (non solo politica) di ciascuno, e che vanno dalla dignità alla solidarietà, dalla onestà al mettersi al servizio degli altri:
“Nel rivolgermi ai giovani che hanno un tratto lunghissimo di vita affettiva, professionale, civile da percorrere rammento loro che il «destino» entra prepotentemente nella vita di tutti noi, ma spetta poi solo a noi decidere, cogliere le occasioni che si presentano, trovare, anche in situazioni avverse, elementi per cercare di rendere migliore il nostro futuro, per dare significato alla nostra vicenda esistenziale. Del resto, gli antichi Greci ci ricordano che al Fato neanche gli dèi possono sottrarsi. Sono sempre stato convinto che sia necessario operare con spirito altruistico, avendo presente che il benessere personale, il successo professionale si valorizzano se si conseguono con e non contro quello degli altri. Il confronto deve stimolare a far meglio, a suscitare un sano spirito di emulazione, non a ottenere risultati a scapito degli altri. Una società più civile, più ricca, reca benefici a tutti i componenti; rafforza l’interesse a conservarla e a migliorarla”.
Ed è proprio nei periodi di maggiore crisi, conclude Ciampi, che il riferirsi a detti valori (e mantenerli saldi!) può essere l’unico modo per superare anche gli ostacoli più duri:
“Mio giovane amico – ché tale ormai ti sento –, ho voluto ripercorrere insieme con te il tempo di una giovinezza difficile. Non è la straordinarietà di una pagina autobiografica – «normale» nella sua drammaticità, perché comune a milioni di giovani miei coetanei –, è il suo valore paradigmatico che mi ha suggerito di proportela. È un modo per invitarti a «non mollare»; a non bloccarti, scoraggiato, di fronte alla dimensione dell’ostacolo che vedi frapporsi tra te e il tuo domani. Devi credermi, quasi mai gli ostacoli che ti si parano davanti sono impossibili da superare. Allo stesso modo devi persuaderti che non c’è un «destino cinico e baro» che si accanisce contro di te, o contro la tua generazione. Può avvenire, e avviene molto più spesso di quanto tu non creda, che l’esistenza umana, di singoli individui come di una generazione, sia segnata da eventi negativi, da circostanze avverse: la vita, abbiamo avuto occasione di ricordarlo, è res severa.
Ma tu, giovane amico, puoi farcela ad affrontare le difficoltà di cui ti so, fin d’ora, realisticamente consapevole. Se non ti spaventa l’impegno, se vorrai e saprai mobilitare e investire le tue risorse di intelligenza, di volontà, di coraggio, di forza morale, riuscirai a percorrere con soddisfazione la strada del futuro. Guarda avanti, perché non sfuggano alla tua attenzione sentieri nuovi, mai praticati; non aver paura di osare, devi sperimentare e sperimentarti. Per il resto, fai affidamento solo sulle tue forze, con umiltà, ma consapevole delle tue potenzialità. Non permettere alla rassegnazione di fermare i tuoi passi; non temere la possibilità di un insuccesso; non imboccare scorciatoie o vie traverse. Non sacrificare la tua dignità”.
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