Si tratta di una pratica molto diffusa nella caccia: rinchiudere volatili in apposite gabbie per fungere da richiamo ai propri simili, ed esporli, così, al fucile dei cacciatori.
Al Senato, l’occasione di cancellare dalla legalità questa pratica comune nell’attività venatoria, è fornita dal decreto 91, che contiene la proposta di abolizione dopo il pressing congiunto di una serie di sigle e associazioni, guidate da Lipu-Birdlife Italia, il cui grido è stato raccolto da Wwf, Animalisti italiani, la stessa Enpa e altri sodalizi attivi nella conservazione dell’ecosistema.
Il ricorso agli uccellini esca è stato definito come superfluo anche dalla Commissione europea e, ora, attende la definitiva cancellazione dall’ordinamento anche a seguito della partecipatissima petizione online, ora nelle mani del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti.
Resta, però, sul destino del provvedimento, l’incognita del voto che adotterà il Partito democratico. Al suo interno, infatti, convivono due anime distinte: chi ritiene che la pratica debba cessare il prima possibile, si scontra con altri che invece sostengono le prerogative dei cacciatori e si battono per mantenere in corso di legalità i richiami vivi.
Chi non si nasconde, è certamente il senatore Massimo Caleo, capogruppo Pd in Commissione Ambiente a palazzo Madama, che ricorda come “le informazioni non sono del tutto corrette, provengono per lo più dalle associazione animaliste, le quali non solo vorrebbero l’abolizione dei richiami vivi, ma ovviamente desidererebbero che ogni attività venatoria fosse dichiarata illegale e quindi impedita”.
Ancora, Caleo si erige a difensore dello status quo osservando che “la caccia fa parte delle nostre tradizioni e, grazie alla legge 157/92, è da oltre vent’anni un’attività estremamente regolata, limitata e integrata con la tutela del territorio. oglio chiarire che l’uso dei richiami è consentito in Spagna, in Francia, in Portogallo, in Finlandia e in altri paesi”.
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