Bonus benzina fino a 200 euro, aumentano i beneficiari: cos’è e come funziona

All’interno del decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21, recante “Misure urgenti per contrastare gli effetti economici e umanitari della crisi ucraina” sono arrivate diverse novità volte a contrastare l’aumento dei prezzi del carburante e dell’energia. Ma non solo: l’articolo 2 del decreto in questione riguarda il bonus benzina, un’agevolazione rivolta ai lavoratori dipendenti come benefit aziendale e che può essere concessa dai datori di lavoro.

Il decreto in questione ha disposto che, per il 2022, l’importo del valore di buoni benzina ceduti a titolo gratuito ai lavoratori dipendenti, nel limite di 200 euro per lavoratore, non concorre alla formazione del reddito.

Si tratta di un aiuto in più rivolto ai lavoratori dipendenti del settore privato, insieme alla riduzione temporanea dei prezzi del carburante di 25 centesimi al litro prevista dall’articolo 1 del decreto.

Durante l’iter di conversione in legge, un emendamento approvato in Commissione Finanze e Industria al Senato ha modificato la norma, che inizialmente era rivolta ai soli datori di lavoro di aziende private: con la modifica non si parla più di aziende private ma di datori di lavoro privati, in questo modo il bonus viene esteso a tutti i soggetti che non sono aziende, come ad esempio gli studi professionali. Viene quindi ampliata la platea di beneficiari.

Vediamo quindi come funziona la misura, a chi è rivolto e come si ottiene.

Sconto benzina e diesel, nuovo Decreto: proroga all’8 luglio

Bonus carburante: cos’è

Il bonus carburante di cui si parla nel decreto consiste in un’agevolazione che i datori di lavoro privati possono concedere a titolo gratuito ai propri lavoratori dipendenti come benefit aziendale.

L’importo del buono può arrivare fino a un massimo di 200 euro e per il 2022 non sarà soggetto a tasse, poiché in base a quanto stabilito da nuovo decreto taglia prezzi non concorrerà alla formazione del reddito. Inoltre, il costo per l’acquisto dei buoni carburante sarà deducibile dal reddito d’impresa.

Il bonus benzina rientra quindi all’interno dei “fringe benefit, quei compensi che l’azienda eroga al dipendente sotto forma di beni e servizi e quindi non direttamente sotto forma di denaro. È il Testo unico delle Imposte sui Redditi a parlare di agevolazioni sui “fringe benefits”, in particolare l’articolo 51 del testo afferma che:

Non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati se complessivamente di importo non superiore nel periodo d’imposta a lire 500.000 (convertiti in 258,23 euro Ndr); se il predetto valore superiore al citato limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito.

Durante la pandemia il Governo era già intervenuto sui fringe benefits, raddoppiando per il 2020 e il 2021 l’importo massimo esentasse da 258,23 euro a 516,46 euro. Con la nuova misura sarà possibile superare il limite dei 258,23 euro limitatamente alla concessione dei buoni carburante.

 Bonus benzina: è possibile richiederlo?

L’agevolazione in questione non è un bonus concesso dal Governo, ma una forma di fringe benefit che le aziende private possono concedere ai propri dipendenti, come l’auto aziendale, il telefono aziendale o i buoni pasto.

Sono diverse le aziende che già erogano questo tipo di bonus, soprattutto ai lavoratori pendolari che devono prendere l’auto per recarsi sul luogo di lavoro. Trattandosi di un benefit aziendale, non è un’agevolazione che è possibile richiedere direttamente, sebbene un lavoratore possa tranquillamente chiedere all’azienda che la misura venga presa in considerazione. I datori di lavoro possono decidere di concedere un bonus inferiore a 200 euro, che rappresenta l’importo massimo.

Quanto stabilito dal Governo, ovvero la non rilevabilità del bonus benzina ai fini del reddito per il 2022, rappresenta una sorta di incentivo alle aziende, sia nei confronti di quelle che già erogano buoni carburante sia nei confronti di quelle che intendono cominciare a farlo.

Come risparmiare carburante: 10 pratici consigli 

Le altre misure del Decreto

Come anticipato, oltre alla non rilevabilità ai fini del reddito dei bonus benzina, il decreto-legge 21 marzo 2022, n. 21 ha previsto anche il taglio delle accise di 25 centesimi al litro per 30 giorni. La misura è stata successivamente prorogata fino all’8 luglio 2022.

Considerando che al prezzo industriale del carburante si sommano sia le accise che l’Iva (che si applica anche alle accise, una sorta di “tassa sulla tassa”), il risparmio totale sarà di circa 30,5 centesimi al litro. Si tratta di una misura temporanea, in attesa che i prezzi del petrolio possano abbassarsi dopo l’incertezza generata dalla crisi ucraina.

Viene anche esteso il limite ISEE per accedere ai bonus sociali luce e gas, che per il 2022 arriva a 12mila euro.

Il decreto ha inoltre istituito diversi crediti d’imposta a beneficio delle imprese:

  • alle imprese dotate di contatori di energia elettrica di potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, diverse dalle imprese a forte consumo di energia elettrica. Il credito è pari al 12% della spesa sostenuta per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata nel secondo trimestre del 2022 ed è riconosciuto qualora il prezzo della stessa, calcolato sulla base della media riferita al primo trimestre 2022, abbia subito un incremento del costo per kWh superiore al 30% del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre dell’anno 2019;
  • alle imprese diverse da quelle a forte consumo di gas naturale. Il credito è pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del gas, consumato nel secondo trimestre solare dell’anno 2022, per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici, qualora il prezzo di riferimento del gas naturale, calcolato come media, riferita al primo trimestre 2022, dei prezzi di riferimento pubblicati dal Gestore dei mercati energetici (GME), abbia subito un incremento superiore al 30% del corrispondente prezzo medio riferito al medesimo trimestre dell’anno 2019.
  • alle imprese esercenti attività agricola e della pesca è riconosciuto un credito di imposta, pari al 20% della spesa sostenuta per l’acquisto del carburante effettivamente utilizzato nel primo trimestre solare dell’anno 2022. È prevista la cedibilità sul modello credito d’imposta nel settore energetico.

Leggi anche “Caro benzina, non c’è solo la guerra: i motivi dell’aumento”

Alessandro Sodano

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento