Il bonus antiplastica, in particolare, è un contributo a fondo perduto fino a 5.000 euro istituito con l’obiettivo di ridurre i rifiuti nocivi per l’ambiente e così contenere gli effetti del cambiamento climatico. Esso è destinato ai gestori di attività commerciali che scelgano di vendere ai consumatori prodotti alimentari e detergenti sfusi o alla spina. Acquistando beni senza imballaggio si incentiva a non utilizzare la plastica monouso.
Ma andiamo a vedere più in dettaglio cos’è e come richiedere il bonus antiplastica.
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Bonus antiplastica: finalità
L’obiettivo del bonus è quello di ridurre l’utilizzo della plastica, mettendo i consumatori nella condizione di poter acquistare prodotti senza imballaggio, per esempio riempiendo taniche e contenitori riutilizzabili per detersivi o bevande, caramelle, biscotti o cibo per animali.
Bonus antiplastica: per chi
Le categorie a cui è destinato il bonus antiplastica sono gli esercizi di vicinato e le medie strutture di vendita. Per esercizi di vicinato si intendono i negozi:
- non superiori ai 150 metri quadri posti in Comuni con popolazione sotto ai 100mila abitanti;
- fino ai 250 metri quadri nelle città con densità di popolazione più ampia.
Le medie strutture di vendita sono invece gli esercizi commerciali con superficie tra i 150 e i 1.500 metri quadri nei comuni con meno di 100mila residenti e dal 250 ai 2.500 metri quadri nei comuni con più di 100mila abitanti
Bonus antiplastica: condizioni di utilizzo
Il decreto attuativo del bonus antiplastica specifica che l’esercente deve rispettare le condizioni di vendita previste dal bonus per ridurre l’uso della plastica per un minimo di 3 anni. Altrimenti per il contributo scatterà la revoca.
Se non si rispetta il limite temporale, il contributo da 5.000 euro viene revocato e, durante questo periodo, il negoziante non può vendere prodotti in contenitori monouso
Bonus antiplastica: quali spese
Il ritardo con cui il decreto arriva all’esame della Corte dei conti comporta ora anche valutazioni da parte delle imprese sulle spese effettivamente certificabili, con relativa attestazione di fatture, che possono riferirsi al 2021 ma anche al 2020.
L’attinenza delle spese dovrà risultare da un’attestazione rilasciata dal presidente del collegio sindacale oppure da un revisore legale iscritto nell’apposito registro, un commercialista, un perito commerciale, un consulente del lavoro o il responsabile di un Caf.
Sono considerate ammissibili le spese sostenute per l’adeguamento dei locali, come ad esempio:
- la progettazione e la realizzazione del punto vendita o dello spazio dedicato;
- l’acquisto di attrezzature funzionali alla vendita di prodotti sfusi compreso l’arredamento;
- l’allestimento del punto vendita o dello spazio dedicato;
- per la pubblicità dell’iniziativa.
Non sono considerate ammissibili invece le spese sostenute per l’acquisto o l’igienizzazione dei contenitori e dei prodotti alimentari e detergenti venduti.
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Bonus antiplastica: come fare domanda
Per godere del bonus antiplastica, il ministero per la Transizione ecologica dovrà predisporre una piattaforma per le domande. Per le spese sostenute nel 2020, le imprese interessate dovranno presentare domanda entro 60 giorni dalla data di comunicazione dell’avvenuta attivazione della piattaforma; in relazione alle spese sostenute nel 2021, invece, entro il 30 aprile 2022.
Attenzione però: il contributo sarà riconosciuto da parte del Ministero della transizione ecologica secondo l’ordine di presentazione delle domande e fino all’esaurimento delle risorse. Entro 90 giorni dalla data di presentazione dell’istanza, sarà comunicato l’esito e in caso di riconoscimento dell’agevolazione sarà specificato anche l’importo del contributo effettivamente spettante.
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