A certificarlo, l’Istituto nazionale di statistica, arrivato a seppellire definitivamente anche i più strenui tentativi del ministero dell’Economia, che, nella persona di Pier Carlo Padoan, ha favorito la concessione del bonus nelle buste paga di circa dieci milioni di lavoratori difendendone fino all’ultimo la bontà e i futuri risultati.
E l’insuccesso della misura che tanto scalpore fece in primavera, è certificato nel laconico “0,0” certificato sull’incremento dei consumi da parte dell’Istat, e riconosciuto anche dallo stesso Ministero dell’Economia. Insomma, il tanto atteso rilancio dei consumi e del potere d’acquisto delle famiglie non c’è stato. Evidentemente, alle prese con una crisi ancora in atto, scarse prospettive per il prossimo futuro e una pressione fiscale record, non c’è stato spazio per le tanto attese spese extra da parte delle famiglie italiane.
Non a caso, viene certificato l’aumento di reddito lordo dei nuclei famigliari italiani nel 2014 – i quali, dal primo gennaio dovranno farsi i conti in tasca con il nuovo Isee – pari all’1,8 percento sul 2013. Un incremento che si è accompagnato a un potere d’acquisto nominale in dote alle famiglie, più alto dell’1,9 percento, complice l’inflazione negativa e i prezzi in leggera discesa.
Tutti i dolori degli 80 euro
Dati in apparenza positivi, che, però, non si riflettono in un aumento di domanda interna, così come denota l’Istat, ossia nei consumi finali, che rimasti fermi allo zero assoluto. Insomma, nonostante il governo si sia impegnato a riconoscere il bonus in busta paga anche per il 2015, con l’apposita misura in legge di stabilità, resta tutta da dimostrare l’efficacia dello sconto Irpef sulla capacità reale delle famiglie di tornare sul mercato e fare acquisti.
Ora, dunque, è più che probabile come, dalle parti di via XX Settembre, ci si stia chiedendo se seguire il premier in questa avventura sia stato più o meno opportuno, per il Paese e i suoi conti pubblici disastrati. Confermare il bonus, infatti, richiederà ingenti sacrifici anche nei prossimi mesi, con il rischio che la manina dell’erario torni a riprendersi gran parte degli 80 euro con ulteriori imposizioni fiscali e clausole di salvaguardia pronte a entrare in azione.
Un esito che, insomma, potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang anche sul fronte politico e, a farne le spese, stavolta sarebbe il premier Renzi in persona, che ha fatto sin da subito del bonus Irpef il fiore all’occhiello della sua politica economica.
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