A quanto pare, a meno che gli utenti non effettuino il pagamento tramite internet, questo è un limite insuperabile! Non esiste infatti altro modo per evitare di conservare le ricevute dei pagamenti specialmente se non si vuole rischiare di dover ripagare una bolletta perché, dopo aver buttato la prima ricevuta, non possiamo provare il pagamento!
A questo scopo, è necessario che ciascuno di noi conosca i tempi entro i quali il credito cade in prescrizione, e gli utenti non sono più tenuti a dimostrare nulla. I vari termini sono stabiliti dalla legge e cambiano in base ai diversi tipi di documento.
CASA:
– Bollette (acqua, luce, gas, telefono): 5 anni dalla data di scadenza;
– Canone Rai: 10 anni;
– Ricevute dell‘affitto: 5 anni;
– Ricevute delle spese condominiali: 5 anni.
TRIBUTI
– Deleghe F24, ricevute IMU, ricevute TARSU: 5 anni;
– Bollo auto: 4 anni.
BANCHE:
– Cambiali: 3 anni dalla data di scadenza;
– Quietanza rate del mutuo: 10 anni;
– Estratti conto: 10 anni.
ALTRO
– Assicurazioni: 1 anno dalla scadenza, 5 anni se vengono usate ai fini fiscali;
– Dichiarazione dei redditi: 5 anni dall’anno successivo a quello della dichiarazione;
– Multe: 5 anni;
– Scontrini: 2 anni, specie se allo scontrino è collegata una garanzia;
– Ricevute alberghi: 6 mesi;
– Atti notarili: per sempre.
E adesso, se vi siete resi conto di aver accumulato un po’ troppe cose negli anni potete dedicarvi alla sistemazione del vostro archivio!
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