Una decisione attesa, ma che non ha mancato di sollevare delusione e proteste da parte di tanti lavoratori, che avevano visto nella possibilità della consultazione la via più rapida per ritornare al passato e vedersi riconosciuto il diritto alla pensione.
Tra i più arrabbiati, indubbiamente, il leader della Lega Nord Matteo Salvini, che ha lanciato un eloquente “Vaffanculo” dai propri profili social, una volta appreso della decisione dei giudici, che hanno impiegato meno di due ore per divulgare il responso sul quesito anti Fornero.
Ecco il testo del quesito bocciato:
Volete Voi che sia abrogato: il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, recante “Disposizioni urgenti per la crescita, l’equità e il consolidamento dei conti pubblici”, convertito in legge, con modificazioni, dall’articolo 1, comma 1, della legge 22 dicembre 2011, n. 214, nel testo risultante per effetto di modificazioni e integrazioni successive, limitatamente all’articolo 24?
Il riferimento di legge del referendum era proprio quel salva Italia voluto dal governo di Mario Monti quando, con l’economia italiana sotto attacco dello spread, si era temuto il peggio per la stabilità del sistema nazionale. Così, una riforma delle pensioni era passata per decreto, inserita in un articolo di un provvedimento vasto e articolato, con tutte le misure drastiche e urgenti per risanare l’agonizzante economia italiana.
A farne le spese, però, centinaia di migliaia di esodati, molti dei quali ancora oggi attendono di ricevere il primo assegno previdenziale, nonostante gli interventi riparatori via via succeduti.
Le motivazioni
Ancora, il testo ufficiale delle motivazioni che hanno portato la Corte costituzionale a definire irricevibile la proposta di quesito referendario da parte della Lega Nord non è stato divulgato.
Eppure, da tempo tra gli esperti di diritto e questioni previdenziali si era diffusa la convinzione che il referendum avrebbe fallito all’appuntamento con la Consulta, dal momento che nella sua stesura proponeva l’abrogazione completa della riforma Fornero, comprensiva dell’aggiornamento sulle aliquote dei contributi che, in quanto norma fiscale, non sarebbero soggette alla potestà dell’istituto plebiscitario.
Gli effetti
Se un accoglimento del quesito avrebbe portato, con forte probabilità, a una partecipazione massiccia dei cittadini per l’abrogazione della legge, ora no interverranno modifiche alla legge Fornero a breve scadenza.
Il che significa che gli esodati dovranno attendere l’esame di tutte le istanze singole per ottenere il riconoscimento alla pensione, con l’auspicio che il governo provveda ad aprire le posizioni di quei lavoratori ancora esclusi sia dalla previdenza che dal lavoro.
Stesso discorso per i Quota 96: con la norma correttiva che ha mancato l’appuntamento sia nella riforma della Pubblica amministrazione che, poi, in legge di stabilità, ora non resta altra opzione che aspettare il prossimo agosto, quando buona parte dei prof e collaboratori scolastici che avrebbero dovuto lasciare il servizio nel 2012, andranno finalmente in pensione con i nuovi requisiti.
Sul fronte dei requisiti, i margini rimangono gli stessi: un’eventuale abrogazione della legge avrebbe anticipato i termini per la pensione come da vecchio regime, ma la decisione della Consulta ha bloccato tutto l’iter di revisione, confermando la legge Fornero come norma di riferimento per il welfare italiano.
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