Banche a rischio: la crisi della borsa e del sistema bancario italiano

Redazione 14/07/16
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Prosegue la trattativa tra il governo italiano e la Commissione europea per decidere se applicare il bail-in o invece usare fondi pubblici nel caso in cui il sistema bancario italiano entri in crisi.

Applicare il bail-in o usare fondi pubblici?

In questi giorni in Portogallo si lotta per evitare la procedura per deficit eccessivo di competenza della Commissione europea. Le sanzioni potrebbero ammontare allo 0,2% del Pil.

Sono tante le inchieste che scuotono il sistema bancario italiano. Dopo le vicende di Banca Etruria, Banca Marche, Carife e Carichieti, ora sono sotto inchiesta Banca Popolare Veneta, Banca Popolare di Vicenza, Banca Popolare di Bolzano, Cassa di risparmio di Cesena, e ora anche la Cassa di risparmio di Rimini.

Purtroppo il nostro sistema bancario non è così solido come volevano farci credere.
Infatti si cerca una soluzione ai problemi del sistema bancario italiano, Bruxelles e Roma al lavoro, sotto il controllo della Germania. Il Monte dei Paschi di Siena, come si sa, ha dieci miliardi di crediti deteriorati; si cerca di rispettare il bail-in e di evitare l’intervento dello stato.

La sofferenza delle banche italiane

Si tratta con la Bce per la messa in sicurezza delle banche, specialmente quelle appartenenti all’economia italiana e per la stabilità finanziaria. Le sofferenze bancarie ammontano a 200 miliardi di euro, da coprire con i 150 miliardi dello scudo salvabanche. Giornata negativa ieri a piazza affari, dopo la lettera spedita dalla Bce al Monte dei Paschi, con cui si chiede di recuperare almeno 10 miliardi di crediti deteriorati.

Critico è l’esito degli stress test sul capitale sociale delle cinque banche sistemiche, Unicredit, Mps, Banco Popolare, Ubi e Intesa san Paolo. Il fondo Atlante dovrebbe partecipare all’aumento di capitale sociale di Mps la cui capitalizzazione è sotto un miliardo di euro. Il titolo crolla al 14% del suo valore nominale.

I 150 miliardi euro a copertura del 75% dei crediti deteriorati sono solo il primo tassello del mosaico. Manca ancora la ricapitalizzazione delle banche con i soldi pubblici, in deroga alle norme del bail-in.

Continua la trattativa con la Germania e con Bruxelles

Intanto i titoli bancari italiani continuano a registrare pesanti ribassi, mentre a Bruxelles sono in corso le trattative sulle sanzioni per Spagna e Portogallo. Il governo vuole rafforzare i bilanci delle banche iniettando soldi pubblici nel sistema. Tutto questo in deroga alle norme sul bail-in, che prevede il coinvolgimento degli obbligazionisti e degli azionisti in caso di fallimento delle banche per crisi di liquidità. Le crisi di borsa hanno evidenziato la necessità di nuovi aapporti di capitale. Il fondo Atlante potrebbe essere il protagonista degli aumenti di capitale, dopo il caso delle due banche venete di Vicenza e di Verona.

Il negoziato sembra avere raggiunto un punto fermo: se la Bce riuscirà a convincere l’Antitrust europeo che le perdite inflitte agli investitori salvando il Monte dei Paschi di Siena col metodo corrente porterebbe all’instabilità finanziaria, allora lo Stato italiano potrà far fronte alla parte non sottoscritta dal mercato di un aumento del capitale di Mps.

Monte dei Paschi di Siena è finito sotto pressione sui mercati finanziari dopo avere ricevuto la lettera dalla Bce, con cui si intimava ai dirigenti della banca di liberarsi di 10 miliardi di crediti deteriorati per un valore di dieci miliardi di euro. Senza un intervento pubblico la situazione diventa complicata, e non solo per il Monte dei paschi, ma per tutto il sistema bancario e di conseguenza per tutto il sistema economico.

Il Fmi ha chiesto per Monte dei Paschi maggiore flessibilità nell’applicazione delle norme.
Le banche finlandesi, inglesi e tedesche hanno più del 20% del loro attivo in derivati. Questa circostanza è stata sottolineata dal premier italiano Matteo Renzi e avrà conseguenze sulle trattative con la Commissione europea in materia di bail –in e di intervento con soldi pubblici a salvaguardia del sistema bancario italiano, che subisce pesanti ribassi di borsa, anche in seguito ad un evento imprevisto ma temuto come la Brexit.

In gioco i risparmi dei correntisti e gli eventuali fondi pubblici per le banche

Unicredit banca di Jean Pierre Mustie ha venduto per 328 milioni di euro il 10% di Fineco Banca, e ora si prepara a vendere il 10% della banca polacca Pekao. In questo modo si rafforza il capitale in borsa di Unicredit, dopo le pesanti perdite subite in borsa per la Brexit e per i crediti deteriorati.

Jean-Pierre Mustier rafforzerà il capitale di Unicredit con la vendita del 10% di Fineco. Dalla cessione Unicredit dovrebbe guadagnare 325 milioni di euro. Sui pesanti ribassi della borsa italiana nel 2016 hanno inciso: le crisi bancarie, il rallentamento della crescita cinese (le imprese privato hanno superato per importanza le imprese pubbliche), l’incerta politica monetaria della Fed (il rialzo dei tassi d’interesse è stato rimandato a settembre), la Brexit.
Un segno di vitalità della borsa italiana sono le offerte pubbliche di acquisto lanciate da Urbano cairo e da Andrea Bonomi per il controllo di Rcs, società editrice del Corriere della Sera.

Il consiglio di amministrazione di Rcs preferisce l’offerta di acquisto di Andrea Bonomi; il mercato preferisce l’offerta di Andrea Bonomi. Il 15 luglio si conoscerà chi sarà il nuovo proprietario di Rcs, la società editrice del Corriere della sera.

L’Enav, l’Ente Nazionale per l’Assistenza di Volo, entra in borsa; la società è di proprietà del Tesoro, che mette sul mercato il 42,5% del capitale sociale. Il prezzo per azione oscilla tra 2,9 e 3,5 euro, per un controvalore tra 1,571 e 1,896 miliardi di euro. L’incasso atteso per lo Stato è tra i 730 e i 880 milioni di euro.

Redazione

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