Non è un caso, infatti, se questa settimana l’attività delle Camere è rimasta meno frenetica che nei giorni scorsi, con la possibilità concessa agli eletti di seguire gli ultimi giorni di campagna nei territori e dare la spinta decisiva ai candidati dei propri schieramenti.
C’è un solo, grande assente in questa afosa domenica elettorale: il MoVimento 5 Stelle, al di fuori da tutte le grandi sfide nelle maggiori città. Una débâcle che, però, pare non aver intaccato il consenso su base nazionale, che gli ultimi sondaggi stabiliscono per il partito di Beppe Grillo di poco inferiore al 30%, prima forza politica del Paese.
Dove sono i principali ballottaggi
Gli altri leader, invece, stanno ricorrendo alle proprie forze per rinsaldare l’esito del primo turno, come nel caso del centrodestra, o magari sovvertire il pronostico, come, in molti casi, cerca di fare il Pd.
Berlusconi sente che il momento per il suo schieramento è propizio e infatti è ritornato in buona forma a “Porta a porta”, senza negare il siparietto animalista a margine dell’intervista, ormai una costante delle sue apparizioni televisive.
Per il Partito democratico, il rischio maggiore è quello di perdere roccaforti in regioni solitamente amiche, un pessimo viatico in vista dei prossimi mesi di forte tensione per elettorale. Un segno forse figlio dell’ampia frammentazione a sinistra che suscita una dispersione di voti per gli ex sostenitori della causa democratica.
A Genova, ad esempio, il candidato di centrodestra Marco Bucci guida la lotta contro il dem Crivello, con un primo turno favorevole per 38% dei voti contro il 33% del diretto avversario.
A Verona, quindi, il Pd è fuori dal secondo turno, che vede scontrarsi Federico Sboarina per il centrodestra e la compagna dell’ex sindaco Flavio Tosi, Patrizia Bisinella, che forse gode dell’appoggio non con conclamato dell’area moderata di centrosinistra.
Situazione impronosticabile a Monza, invece, dove i due contendenti sono appaiati poco sotto il 40%: si tratta di Roberto Scannagatti per il centrosinistra e Dario Allevi per il centrodestra.
Sotto osservazione invece quel che succederà a Parma, dove il reietto grillino Pizzarotti, il primo ad aprire la “rivoluzione” M5S, rischia di perdere la poltrona a vantaggio di Paolo Scarpa, favorito di Pd e alleati.
Spostandosi a sud, pare definita la situazione di Lecce, dove Mauro Giliberti del centrodestra è a pochi punti percentuali dalla maggioranza assoluta e se la vedrà con uno staccatissimo Carlo Maria Salvemini.
Un dato che, però, farà sicuramente discutere riguarderà l’affluenza: come già avvenuto per le recenti legislative francesi, in questo periodo la partecipazione politica scende al minimo e il dato atteso per domenica è tutto fuorché esaltante. Già al primo turno c’erano stati segnali di ulteriore disaffezione, anche in aree tradizionalmente molto presenti ai seggi, come l’Emilia-Romagna (-10% rispetto al 2012).
Se i cittadini si stufano di votare anche per i propri sindaci, significa che anche le cariche più prossime sono ormai percepite come poco influenti per la vita e il benessere della popolazione. E recuperare questo gap non è esattamente la stessa cosa di rosicchiare qualche punto percentuale di svantaggio.
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