Il Consiglio nazionale forense, lo scorso 4 febbraio, ha approvato ufficialmente il nuovo codice deontologico, che verrà presentato con tutti i crismi settimana prossima. Queste le parole usate dal Consiglio per annunciare l’accordo:
“Il nuovo codice deontologico è finalizzato innanzitutto alla tutela dell’interesse pubblico al corretto esercizio della professione.
Anche per questo motivo, e per favorirne la più ampia conoscibilità, la legge forense ne dispone la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
In particolare, la legge 247/2012 ha previsto la tendenziale tipizzazione degli illeciti disciplinari e l’espressa indicazioni delle sanzioni, che nel codice corredano ogni fattispecie con un meccanismo di aggravamento e di attenuazione in relazione alla maggiore o minore gravità del fatto contestato. In linea di continuità con l’ordinamento forense, le previsioni deontologiche tutelano l’affidamento della collettività ad un esercizio corretto della professione che esalti lo specifico ruolo dell’avvocato come attuatore del diritto costituzionale di difesa e, al contempo, la sua funzione sociale”.
Nel concreto, sembra che il nuovo codice deontologico degli avvocati, obbligherà i difensori legali a tenere informati i propri clienti in merito all’ammontare dei contenziosi in atto, così come sul possibile protrarsi nel tempo della causa.
Per ogni versamento ricevuto, poi, i legali saranno obbligati a emettere una regolare fattura fiscale. Insomma, avvocati chiamati al massimo della trasparenza, secondo i primi rumors inerenti il nuovo Codice deontologico.
Tra i vari obblighi e relative sanzioni, troviamo il divieto di patto su quota lite, per cui i provvedimenti disciplinari, in caso di inadempienza, vanno dalla censura alla sospensione di tre anni. Anche informazioni incomplete sulla durata possibile del processo comporteranno, per gli avvocati, sanzioni che potranno variare da un semplice richiamo alla sospensione di due mesi. Confermato il divieto di svolgere le prestazioni professioniali a domicilio dell’utente, con relativi provvedimenti in caso di mancato rispetto che possono arrivare a un anno, così come per quei siti web professionali che contengano, invero, avvisi di tipo pubblicitario o commerciali.
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