Articolo 18, oggi si decide: il Jobs Act all’esame in Senato

E’ arrivato il giorno dell’articolo 18. Oggi, infatti, è prevista la discussione in Senato che potrà aprire uno squarcio sulle reali intenzioni del governo di modificare l’articolo che regola le tutele previste nelle forme contrattuali dei lavoratori.

E’ previsto in mattinata, infatti, l’esame dell’articolo 4 al disegno di legge che va a completare la riforma del Jobs Act, il pacchetto di misure voluto dal premier Renzi e dal ministro del Lavoro Poletti per ammodernare il mercato occupazionale in Italia.

Toccherà alla Commissione Lavoro e previdenza di palazzo Madama presieduta dall’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, votare gli emendamenti presentati dalle varie fazioni politiche all’articolo del ddl che interviene sulla normativa contrattualistica.

C’è molta attesa da parte dei partiti, dei sindacati, delle imprese e dei tanti disoccupati in cerca di occupazione, di scoprire se il governo vorrà davvero allentare ulteriormente le garanzie inserite nei contratti di lavoro, dopo la cura della legge Fornero che ha introdotto i primi licenziamenti senza giusta causa.

Come noto, il ddl non entra nello specifico trattandosi di un provvedimento delega, che, dunque, se approvato affiderà all’esecutivo l’autorità per poter legiferare in materia di lavoro, ammortizzatori sociali e gli altri aspetti ancora rimasti ai margini delle prime riforme volute da Renzi.

Naturalmente, le organizzazioni sindacali stanno sul chi va là: se dovessero passare emendamenti o altri testi in grado di minacciare ulteriormente l’articolo 18, allora potrebbe essere l’inizio di nuove tensioni sociali nel paese, con possibili manifestazioni e proteste di piazza.

Cosa c’è in gioco

Il governo vuole introdurre la forma di contratto a tutele crescenti sulla scorta del modello tedesco, con possibilità di accedere a maggiori garanzie man mano che il rapporto di lavoro diventa più stabile e duraturo. Due le anime nella maggioranza: secondo Nuovo centrodestra di Alfano, l’articolo 18 in questo senso andrebbe di fatto eliminato, con la possibilità di reintegro solo per i licenziamenti valutati discriminatori, mentre dall’altra una fetta consistente dei rappresentanti Pd chiede che l’articolo 18 venga “congelato” solo per i contratti entro il terzo anno di conferma.

I tempi del governo sono piuttosto serrati: già nella prossima settimana, il ddl è atteso al voto in aula, per puntare al via libera del Senato entro fine mese.

Vai al testo del ddl Jobs Act

Vai allo speciale

 

Francesco Maltoni

Scrivi un commento

Accedi per poter inserire un commento