La Corte costituzionale ha sancito come irregolare la previsione contenuta nel decreto semplificazioni del 2012, varato dall’allora in carica governo Monti, che introdusse una vera e propria sanatoria per i dirigenti – in particolare proprio delle Entrate – che erano andati a occupare il ruolo senza un concorso adeguato, anche interno.
Nei giorni scorsi, dopo la diffusione della notizia, sono rimbalzate a più riprese le voci di una possibile decadenza parallela, oltre a quella dei dirigenti, anche per gli atti da loro firmati e così gli avvisi che hanno dato origine alle cartelle di pagamento inviate da Equitalia a contribuenti in debito con il fisco.
La procedura per la scoperta è molto semplice: per scoprire se la cartella di cui si è vittima era stata autorizzata da uno dei 767 dirigenti delle Entrate che la Consulta ha dichiarato illegittimi, sarebbe sufficiente risalire al parere del Consiglio di Stato che affrontava il ricorso dei diretti interessati, prima di rinviare la questione ai giudici costituzionali.
Nell’elenco dei ricorrenti, infatti, dovrebbero figurare proprio coloro che si trovano oggetto della sentenza e, dunque, dovranno ritornare a coprire il posto di funzionari, step a cui erano entrati dopo regolare concorso.
In aggiunta, poi, gli esperti hanno spiegato che la categoria giuridica a cui appellarsi per ricorrere contro le cartelle dovrebbe essere quella dell’inesistenza, dato che i responsabili di avviamento della procedura di accertamento non ricoprono secondo i dettami di legge l’incarico tale da conferire il regolare potere di intervento.
Non hanno, dunque, atteso troppo le Entrate a scagliarsi contro chi vorrebbe approfittare della sentenza al fine di vedersi abbuonata la cartella o, quantomeno, guadagnare tempo prezioso: mesi, forse anni.
“Tentare di impugnare gli atti – ha proseguito Rossella Orlandi – mi pare vergognoso, si fanno spendere soldi ai cittadini” Ma c’è un’altra questione che preme l’istituto: il numero, ora risicatissimo, dei dirigenti rimasti in carica: “Sono meno di 300 e non sono sufficienti. Noi i concorsi li abbiamo banditi, ma il tar li ha bloccati perché manca un Dpcm che li devono fare i governi”.
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