Agenzia delle Entrate, aumentano i malumori per gli incarichi dirigenziali

È cambiata la leadership al vertice dell’Agenzia delle Entrate, ma resta immutato il modus operandi. Infatti il nuovo Direttore della più importante Agenzia fiscale ha dato inizio alla propria gestione confermando in sostanza i medesimi criteri adottati dai suoi predecessori.

Per ciò stesso l’analisi del nuovo corso non può che essere critica, nel senso che non basta avere introdotto il metodo dell’interpello in sostituzione dell’abusato criterio dell’intuitu personae per la sola ragione che l’uno e l’altro continuano a confliggere col dettato costituzionale ribadito dalla Consulta e cioè che “agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso“.

A tale regola non può essere sottratta la selezione della classe dirigenziale per cui ogni altro metodo si rivela improprio e non può essere sorretto dalla necessità di dover assicurare la continuità operativa. Anzi, in tal guisa, si va incontro a pericolose situazioni di stallo e si creano le premesse per la insorgenza di altro inutile e dannoso contenzioso.

Non è un caso che vi siano significative avvisaglie di turbolenze e malumori già espressi dai dirigenti di ruolo,vincitori di concorso, ai quali non possono piacere scelte discrezionali, opache e perciò ritenute penalizzanti.

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In dettaglio, il criterio dell’interpello adottato dal nuovo corso ha già prodotto 140 posizioni dirigenziali ed altre 26 sono in corso d’opera, quasi tutte individuate all’interno della Direzione Centrale, con buona pace della trasparenza.

Più in particolare due nomine scaturite dall’ultimo interpello riguardano ruoli importanti quali il Capo-settore della Fiscalità Diretta ed il Capo-settore della Fiscalità e compliance della grandi imprese. Tali incarichi sembrerebbero essere stati affidati a persone già incaricate di funzioni dirigenziali, ma che mai hanno superato un pubblico concorso.

Conseguenza negativa di tanto è una tragica inversione di ruoli nel senso che quelli che prima davano ordini ora li ricevono da soggetti ai quali gli ordini venivano impartiti. Cosa questa inaccettabile sotto il profilo etico prima ancora che sotto l’aspetto della regolarità amministrativa.

È quanto basta per determinare il diffuso stato di agitazione di cui la DIRSTAT si rende attento interprete al fianco di quanti rivendicano i loro legittimi e sacrosanti diritti.

Pietro Paolo Boiano

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