Ci si interroga in particolare sull’opportunità o meno di ricorrere agli aiuti del MES, sigla che identifica il meccanismo europeo introdotto dal 2012 per correre in aiuto degli stati membri in difficoltà finanziaria.
Un fondo, il MES, che ha una notevole capacità economica (il suo capitale ammonta a circa 700 miliardi) ma ha rigide condizioni di accesso. Per ottenere i prestiti il paese deve impegnarsi a rispettare una road map definita con Commissione europea, BCE e Fondo monetario internazionale. Andando indietro nel tempo, agli anni degli aiuti alla Grecia, analizziamo quelli che potrebbero essere gli effetti su stipendi e pensioni conseguenti ad un ricorso dell’Italia al MES.
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Cos’è il MES
Il MES (acronimo di Meccanismo europeo di stabilità) è un organismo europeo che ha lo scopo di erogare prestiti ed altri aiuti economici ai paesi membri dell’UE che si trovano in situazioni di difficoltà finanziaria, con possibile rischio di contagio all’intera area euro.
Il capitale a disposizione del MES è pari a circa 700 miliardi di cui 80 provenienti dagli stati membri (la Germania è il maggior contribuente).
Previa richiesta dello stato membro e dopo attenta valutazione della Commissione europea, il MES può deliberare la concessione di prestiti a tasso fisso o variabile dietro sottoscrizione di un memorandum d’intesa e l’assunzione di rigidi impegni da parte del paese beneficiario.
Oltre ad erogare prestiti, il MES può concludere accordi con istituti finanziari al fine di coinvolgere anche questi ultimi nel sostenere lo stato in difficoltà.
Da ultimo, tra i poteri del fondo anche la concessione di linee di credito precauzionali con lo scopo di ricapitalizzare direttamente o indirettamente le banche.
Adesione al Mes: cos’è successo in Grecia
L’adesione al MES è subordinata all’accettazione, da parte del paese in difficoltà, di una serie di condizionalità riportate in un memorandum d’intesa dello stato membro con Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.
In sede di concessione degli aiuti alla Grecia, le condizioni di finanziamento furono:
- Taglio del personale della Pubblica amministrazione;
- Riduzione del 20% di tutte le pensioni superiori a 1.200 euro lordi mensili;
- Riduzione degli assegni per chi era andato in pensione prima dei 55 anni;
- Abolizione della tredicesima mensilità per stipendi e pensioni pubbliche;
- Introduzione di una patrimoniale su tutti gli immobili di proprietà compresa la prima casa;
- Privatizzazione di tutti i servizi pubblici essenziali compresi porti, ferrovie, autostrade.
Mes: effetti per il settore pubblico
Prendendo il caso Grecia come un esempio di quelle che potrebbero essere le misure richieste dal MES, l’impatto maggiore di un intervento del fondo salva – stati si avrebbe sui dipendenti pubblici. In primis con una riduzione degli organici attraverso prepensionamenti o mantenimento in servizio con una riduzione di stipendio. In Grecia furono 30 mila gli statali collocati in “riposo lavorativo” con un taglio dello stipendio pari al 40%.
Effetti sulle pensioni
Un intervento del fondo salva – stati colpirebbe presumibilmente anche le pensioni, sia pubbliche che private. Il rischio è quello di un prelievo sulle pensioni di importo superiore ai 1.500 / 2.000 euro lordi. Da non escludere un ritocco alla disciplina dell’età pensionabile e una stretta sui requisiti di accesso.
Mes: effetti sui dipendenti privati
I dipendenti privati non sarebbero direttamente toccati da un intervento del fondo salva – stati. I contratti collettivi sono frutto di un accordo tra sindacati e aziende e ad essi sono legate le retribuzioni dei dipendenti.
Naturalmente, un innalzamento delle imposte su pensioni e abitazioni avrebbe come effetto un calo dei consumi con possibili ripercussioni sulle aziende (si pensi al settore automobilistico o dell’abbigliamento).
Una situazione di difficoltà delle imprese porterebbe alcune di esse a ricorrere agli ammortizzatori sociali o ai licenziamenti collettivi. Da non escludere un calo delle assunzioni o trasformazioni a tempo indeterminato ed un parallelo aumento dei contratti precari, come rapporti a termine o job on call.
Effetti sulle agevolazioni
Le agevolazioni contributive per le assunzioni a tempo indeterminato e gli sgravi fiscali riconosciuti alle imprese virtuose potrebbero subire una revisione in virtù di una politica di austerity richiesta dal MES.
Le conseguenze di una stretta sugli incentivi avrebbe risvolti simili a quelli citati nel punto precedente. Un calo delle assunzioni a tempo indeterminato a scapito delle categorie più deboli della popolazione, per le quali le agevolazioni stesse sono state pensate. In primis disoccupati e giovani, senza dimenticare gli sgravi per le assunzioni nel Sud.
Effetti per i disoccupati
Un calo dei consumi e una conseguente crisi delle imprese avrebbe ripercussioni negative anche sui disoccupati. Questi avrebbero maggiori difficoltà nel reinserirsi nel mondo del lavoro, soprattutto in caso di ritocco delle agevolazioni contributive.
Effetti di un aumento dell’IVA
Tra le condizioni imposte dal MES c’è il rischio di un innalzamento delle aliquote IVA attualmente sottoposte alle clausole di salvaguardia. Un aumento dell’IVA porterebbe ad un’ulteriore frenata dei consumi a scapito di aziende e dipendenti.
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