Alla Camera, dunque, il premier Renzi ha vinto anche questa partita che, nei giorni scorsi, gli ha procurato non pochi grattacapi, a cominciare dalla minoranza interna al Pd, che si è dimostrata irrilevante in termini numerici per affossare la legge elettorale.
I mal di pancia erano cominciati due settimane or sono in commissione Affari Costituzionali, dove lo stesso presidente del Consiglio ha deciso di rimuovere dieci esponenti del proprio partito critici verso il testo approvato in Senato anche con i voti di Forza Italia.
Poi, però, l’appoggio dei berlusconiani è venuto meno e, così, la maggioranza si è trovata da sola, senza essere compatta al suo interno, a decidere su un sistema di elezione che andrà a sostituire il Porcellum.
Così, nell’arrivo in aula, con il rischio di franchi tiratori nel voto segreto richiesto dalle opposizioni, il governo ha deciso di porre la questione di fiducia su tre articoli del disegno di legge, al fine di assicurare un passaggio senza troppe sorprese.
Nel frattempo, la minoranza Pd è andata in tilt, divisa tra chi non voleva far saltare il governo, chi, invece, preferiva uscire dall’aula o, ancora, chi ha deciso di rispondere alla chiama e votare no.
Una frammentazione che è servita a ricompattare il fronte fedele al premier, mentre la mancanza di strategia da parte di una minoranza completamente disorganizzata non è riuscita a generare effetti concreti se non qualche fibrillazione mediatica, ma non tale da compromettere l’esito del voto.
Così, dopo le tre fiducie assicurate nei giorni scorsi, ieri sera è arrivata alla Camera la pronuncia definitiva: l’Italicum è ufficialmente approvato, pur nelle feroci proteste delle opposizioni, su tutte quella di Forza Italia che, nei mesi passati, ha contribuito alla stesura del testo approvandolo con convinzione e, oggi, ha scelto di voltare le spalle a Renzi, preferendo l’Aventino.
I punti principali dell’Italicum
La nuova legge elettorale vale solo per la Camera dei deputati perché il Senato della Repubblica, con l’approvazione delle riforme costituzionali, dovrebbe perdere carattere elettivo.
Con la nuova norma, il partito che raccoglierà il 40% otterrà 340 seggi, pari al 55% del totale. Se nessuna forza politica potrà arrivare a quella soglia, allora le prime due si sfideranno in un ballottaggio, al termine del quale il partito vincente otterrà il premio di maggioranza.
Viene concessa la possibilità all’elettore di esprimere fino a due preferenze, una per genere, tra i candidati non capolista, i quali saranno i primi eletti nei collegi, seguiti a ruota dai candidati più graditi nelle preferenze. I capolista potranno essere candidati in un massimo di dieci collegi elettorali.
La soglia di sbarramento è fissata al 3% di voti validi. La legge entra in vigore il primo luglio 2016.
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